Tanti anni fa erano Abruzzi e Molise. Una regione sola. Più o meno stesse tradizioni, stessa gente, stessi colori e stesse montagne. Da Vasto a Termoli, da Gissi a Cupello, da Furci a Montenero di Bisaccia è tutto un dentro e fuori in una terra che, lasciato il mare, diventa improvvisamente silenziosa. Non che abbia poco da dire. Anzi. E’ tutto un su e giù pieno di storia e profumi tra greggi al pascolo, campi di grano appena tagliato, vigneti carichi d’uva e ulivi già pronti per la stagione dei raccolti. E tutto arrampicarsi su salite non impossibili ma toste come questa terra “forte e cortese” che non fa sconti a chi pedala. Così più ti allontani dal clamore delle spiagge più la sensazione che la tua fatica sia un premio per la tua mente diventa immediata. Pedali sullo strappo del frantoio di Monteodorisio e senti solo il “brecciare” delle tue gomme; scollini a Furci e senti il sibilare del vento che arriva dal mare, senti i profumi della salvia selvatica e dei ginepri e resti sopreso dalla vastità che ti regalano le vallate di questo pezzo incantato di Appennino. Cinquanta, sessanta, settanta chilometri senza incontrare anima viva. Quattro ore di bici navigando a vista, cercando un’indicazione, cercando una strada che ti riporti verso il mare. Che è sempre più laggiù in fondo e ad un tratto sparisce, cancellato dalla voglia di entroterra, dalla magia dei borghi arroccati sulle cime che sembrano lontani anni luce dal viavai del lungomare. Quattro ore di fatica dove capisci quanto inutili siano tutte le diavolerie elettroniche che ti suggeriscono la strada, che ti indicano se in zona ci sono farmacie, cinema o centri commerciali, che ti dicono qual è la tua media oraria, l’altitudine o l’umidità. Qui non serve, è il superfluo di cui non sai che fartene. Perchè se ti perdi e finisci l’acqua il rimedio è ancora quello antico di fermarsi un una masseria e chiedere la strada o di riempirti una borraccia. E ti sorprendi se il quel signore anziano dalla faccia cotta dal sole e dalla gentilezza di un tempo usa ancora il “voi”: “Se volete vi faccio uscire anche il caffè…”. La differenza è tutta qui. La stessa che c’è tra il pedalare in gruppo o da solo su una strada dimenticata che ti porta verso Isernia risalendo la valle del Trigno. Due mondi. Forse due filosofie. Anche se poi, alla fine, ogni ciclista quando sale sulla sua bici è sempre un uomo solo al comando…