E ora teniamocelo stretto Nibali ( con due “b”)
“Nibbali” con due “b”, altro che accento. Nibbali con due “b” come dicono dalle sue parti in Sicilia, terra vera. Nibbali che si porta dentro il sorriso, l’umiltà e il pudore antico delle sue parti e delle persone grandi che anche quando trionfano sanno rimanere semplici. Nibbali che ci riscatta da anni di “scoppole” e di figuracce non solo sportive. Nibbali che per lo sport italiano è un po’ come un panda da tenere sotto altissima protezione. Soprattutto adesso. Nibbali che una Vuelta e un Giro in bacheca erano passati quasi sotto silenzio. Nibbali che trionfa al tour dopo 16a nni dall’ultima volta azzurra. Nibbali che quando sente l’inno di Mameli caccia via a stento le lacrime. Nibbali che vince sui Campi Elisi e porterà la sua maglia gialla a mamma Tonina ma la sua vittoria è diversa di quella di Pantani. Nibbali a cui ora fischieranno le orecchie e che tutti cercheranno di tirare per la giacchetta. Nibbali adesso sono tutti suoi vecchi amici. Nibbali che ha il senso del dovere che solo un padre è capace di avere. Nibbali senza creste, senza piercing, senza musica e cuffie prima di partire per una crono, senza gossip e senza eccessi. Nibbali prepotentemente leggero quando si alza sui pedali in salita ma anche davanti a microfoni e telecamere. Nibbali che vale un punto di Pil perchè se valeva per gli azzurri allora vale anche per lui. Nibbali orgoglioso: ” portare il tricolore sulle strade francesi per me è stato un onore”. Nibbali che ha fatto incazzare i cugini. Che gli ha fatto scrivere che è arrogante ( “Le Parisien”) che “ha abbandonato la Sicilia che ti soffoca come una piovra…” ( L’Equipe) e che “richiama lo spettro di Armstrong ( ancora “Le Parisien”). Nibbali come Bartali. Nibbali come cantava Paolo Conte. E Nibbali rigorosamnete senza accento ma con due “b”. Et voilà…