L’Italia in bici? Un Paese fuori pista
Per chi ama pedalare andare all’estero è un po’ farsi del male. Soprattutto nel Nord dell’Europa. Pedali in Svizzera, Austria, Germania, nelle Fiandre o in Olanda e ti rendi conto di quante chiacchiere si fanno da noi. Chiacchiere, appunto. Già perchè le piste ciclabili sono un’altra cosa rispetto a ciò che ci propongono i nostri amministratori. Parlo di Milano, ma potrei dire Roma, Torino senza parlare delle città del Sud dove il discorso non si comincia neppure. Così fai in bici il Giro del Lago di Costanza tra Germania, Austria e Svizzera e capisci di quanto poco lungimiranti siano i nostri politici. Capisci di quanto business ci sia dietro una pista ciclabile dove scorazzano tranquilli miglia e migliaia di turisti che riempiono hotel, ristoranti, bar, officine di noleggio, negozi di ricambi ed altro ancora. Ed è un turismo di qualità che pedala piano, si ferma molto e quindi consuma e spende. Non il mordi e fuggi al quale con la crisi si stanno abituando ( o rassegnando) sui nostri litorali. Certo per portare i turisti in bici lungo i laghi, lungo i fiumi, nelle oasi naturalistiche o nelle città d’arte servono le piste ciclabili e non le fantastiche ipotesi a cui siano abituati dalle nostre parti. Valga su tutto l’esempio di Expo che sulla carta doveva essere il quadrifarmaco per risolvere tutti i mali del nostro Paese, in realtà si appresta a diventare un grande contenitore di sogni che per molti moriranno all’alba. Expo che doveva promuovere molto di sostenibile a cominciare dal cibo ma non riesce a promuovere una pista ciclabile degna di tal nome che da Milano porti in quel gioiello naturalistico che è il Parco Ticino. tanto per fare un esempio. Non c’è nulla da costruire. Basterebbe rimettere in sesto le ciclabili del Naviglio o ripulire da erbacce e rifiuti quella che costeggiando l’alta velocità Milano-Torino parte dalla Fiera di Milano e dopo Cornaredo, Pregnana, Arluno arriva a Bernate. E’ tutto fatto ( e bene) ma è anche tutto abbandonato per l’inerzia di Regioni, Province, Comuni, Enti e chissà chi altri ancora che probabilmente si rimpallano la competenza su chi debba fare una normalissima manutenzione. Storie ordinarie del nostro Paese. Ed è per questo che quando pedali sulle sponde perfette, pulite, indicate, assistite e frequentate del Lago di Costanza ti monta la rabbia…