Fabian in Namibia pensando a Rio…
Si ricomincia. E questo sarà un anno da far tremare i polsi, perché le Olimpiadi di Rio sono dietro l’angolo e un anno passa in fretta. Ma Alessandro Fabian, 26 anni carabiniere, pluricampione italiano e punta di diamante del triathlon azzurro ormai stabilmente tra i primi dieci atleti al mondo, non è tipo che si emoziona. Anzi. Domattina ripartirà per la Namibia per i test con la nazionale agli ordini di Sergio Contin che è il suo allenatore da sempre. E così l’occasione diventa quella buona per fare due chiacchiere in un’intervista che si guadagna le pagine dello sport del Giornale. Non è poco e non è male se si considera che siamo pur sempre un Paese che vive a pane e pallone. Due chiacchiere che faranno rizzare i capelli ai più impallinati, agli addetti ai lavori per le domande magari poco tecniche e poco pertinenti. Ma il Giornale non è la Gazza e chi legge di triathlon magari pensa che sia stia parlando di motocross…
Pronto?
«Direi di sì… Riprendere è sempre complicato ma è giusto così. E poi quest’anno sono riuscito anche a fare un po’ di vacanza a fine settembre e mi ha permesso di staccare…».
Dove è stato di bello?
«Ho fatto il giro del Salento in bici».
Quindi pedala anche quando non gareggia?
«Sì, ma è diverso. Facevamo un centinaio di chilometri al giorno ma molto rilassati. Era una cosa che avevo di fare ed è stato fantastico. Anzi erano due le cose che avevo voglia di fare…».
L’altra?
«Correre tra le calli di Venezia con la mia fidanzata. Così, alcune settimane fa abbiamo preso il treno e ci siamo tolti la soddisfazione».
Correre, pedalare, nuotare… Ma non è che voi triatleti siete un po’ fissati?
«Direi di no. È il mio mestiere e mi piace da pazzi… Quindi non faccio nessuna fatica».
Quante volte si allena?
«Tre volte al giorno. Tra nuoto, corsa e bici sono una ventina di sedute settimanali».
E per le Olimpiadi?
«Non cambia moltissimo. La preparazione sarà la stessa che abbiamo seguito per i Giochi di Londra con qualche piccola variazione che riguarderà l’alimentazione e la parte fisioterapica».
A Londra decimo, a Rio sul podio?
«Queste sono cose che non si possono dire… Diciamo che andrò a Rio per fare il meglio possibile. E meglio che a Londra».
Scaramantico?
«No, però bisogna fare i conti anche con gli altri e alle Olimpiadi ci sono sempre i migliori».
Però per i Giochi bisogna qualificarsi.
«Questo non deve essere messo neppure in discussione».
Valigia pronta, quindi.
«Sì. Dopo il ritiro in Toscana domani partirò con la nazionale per la Namibia per la prima fase di preparazione in altura. Poi ne seguirò un’altra a metà anno e infine l’ultimo ritiro azzurro a Sankt Moritz. Ma ci saranno le tappe del campionato del mondo già a marzo ad Abu Dhabi e ad aprile Cape Town».
Le resta tempo per fare altro?
«Quest’anno poco… ».
E dopo le Oimpiadi?
«Dopo i Giochi vedremo… Sicuramente mi prenderò il tempo necessario per laurearmi in scienze motorie».
E poi l’Ironman…
«Per l’Ironman non c’è fretta. Ma prima o poi ci arrivo».