Il Giro del mondo in sette maratone
Ha vinto David Gething, un veterinario quarantenne che vive ad Hong Kong. Ma sinceramente, chissenefrega. Hanno vinto tutti. Tutti e dodici quei pazzi che hanno trovato il coraggio , il tempo e , perchè no, il motivo per provarci. Sì perchè, sette maratone in sette giorni in giro per il mondo non sono una sfida per tutti indipendentemente dalla volontà. Il via il 17 gennaio con la Union Glacier al Circolo Polare artico con meno venti gradi poi, il giorno dopo, a Puntas Arenas in Cile, ai 10 gradi dell’ America del sud, poi ancora a Miami, Usa, America del Nord a correre con venti gradi centigradi. Il quarto giorno a Madrid, il quinto a Marrakesh in Marocco, il sesto a Dubai negli Emirati Arabi e il settimo, l’ultimo a Siydney, in Australia a 25 gradi. Sette maratone per fare il giro del mondo, cambiandosi praticamente in aereo, digerendo fusi orari, mangiando chissà come, correndo, volando e imprecando perchè tra uno scalo e l’altro spesso c’era solo il tempo di allacciare le scarpe e mettersi a correre. Rimettersi a correre. Una sfida, una scommessa con se stessi, una bravata? Non proprio. Tutti e dodici quelli al via avevano un ottimo motivo per farlo. Ognuno ha corso per una causa, per sostenere un’iniziativa, per riscattare un suo credito con la fortuna e per raccogliere fondi da donare ad una associazione che li vedeva in prima persona impegnati. Come Ted Jackson e la sua storia può valere per tutti. Fino a due anni fa sfondava i 100 chili e non lasciava mai il divano di casa ma quando ha capito che il destino che gli aveva giocato un brutto scherza andava preso di petto, si è allacciato le scarpe e e si è messo a correre. Il maestro inglese del Surrey si è sfinito per raccogliere fondi a favore di una piccola charity, la Overcoming Multiple Sclerosis , fondata dal professor George Jelinek, che ha salvato sua moglie Sophie, dalla sclerosi multipla. Giusto il tempo di festeggiare il nuovo anno e Ted è partito per un’avventura che qualche anno fa forse neppure aveva la forza o il coraggio di pensare. Dal gelo della sua prima tappa al Polo Sud poi Cile, Florida, Marocco, Spagna, Emirati Arabi e Australia per mettere insieme, giorno dopo giorno, le altre sei maratone che mai e poi mai avrebbe pensato di finire. Chilometri, fusi orari differenti, tanta fatica e pochissime ore di sonno sballottato da un continente all’altro. Ma la benzina per arrivare fino in fondo c’era. E’ incredibile come le persone quando ne hanno motivo riescano a fare cose ce neppure immaginano. Incredibile come possano sorpendere e sorpendersi. Ted correva per sua moglie Sophie conosciuta al liceo e sposata 19 anni fa, e per i suo 4 figli. Correva per raccogliere sterline per la Overcoming Multiple Sclerosis l’associazione che ha aiutato la donna dal momento della diagnosi, nel 2009, fino a oggi. Per questo ha fatto il giro del mondo. E per sostenerne le attività ha aperto il sito justgiving.com/ted777 che ha già messo insieme 110 mila sterline. L’obiettivo è arrivare a 777 mila sterline. Sette maratone in sette giorni forse solo così hanno davvero un senso.