Colnago, il compleanno del ciclismo
E’ cominciato tutto in una piccola officina di 25 metri quadrati al numero 10 di via Garibaldi a Cambiago, alle porte di Milano. E la storia oggi continua in una fabbrica modello che produce più di 15 mila biciclette l’anno che girano il mondo e sono uno dei biglietti da visita del «made in Italy». Ed è tutta qui. Ottantatrè anni e non sentirli. Ottantatrè anni che sembrano 70. Ottantatrè anni che raccontano il ciclismo azzurro, che sono la storia, il presente e anche il futuro delle due ruote da corsa. Ottantatrè anni oggi per l’Ernesto Colnago, con l’articolo davanti al nome come si usa dalle sue parti. Ottantatrè anni con una piccola festa in fabbrica con i suoi familiari e i suoi dipendenti senza sfarzi perchè poi “ghe de laurà…”. Ottantatrè anni tra telai, pedivelle, carbonio, cambi elettronici e adesso freni a disco perchè bisogna sempre guardare avanti. Va così. Va così per chi basta parlargli cinque minuti e capisci che ha un passo in più, che ragiona veloce, che vede le curve prima. Va così per chi è abituato a rimboccarsi le maniche fin da piccolo, quando per imparare il mestiere fu spedito dall’Antonio e dall’Elvira, i suoi genitori, nell’officina del «Dante Fumagalli» in cambio di due chili di farina alla settimana. Una quanrantina di anni fa, sembra ieri. Come le prime corse e le prime vittorie, la prima sponsorizzazione della storia nel 1954 con la Crema Nivea. La prima in bici da dilettante con in premio un lussuoso abito di «gabardin», la prima corsa in macchina nel 1970 come meccanico con la bici in spalla pronta da dare a Michele Dancelli che taglia a braccia alzate il traguardo della Milano-Sanremo. Una vita scritta tra Giri d’Italia, mondiali e Tour. Tra bici pensate e costruite con il Drake Enzo Ferrari, quando il carbonio era roba da Formula Uno. Tra bici pensate, costruite e donate a papa Woityla. Tra bici pensate e costruite per la Parigi -Robaix incrociando le dita perche per vincere ci vuole coraggio, un po’ di fortuna e campioni come Franco Ballerini. Una vita che potrebbe tutta finire in un museo e che un po’ ci è anche finita perche nella “bottega” di Cambiago tra officine, sale progetti e computer c’è anche un piano dove sono raccolte e conservate tutte le Colnago che hanno scritto la storia. Nel suo ufficio tra targhe coppe e foto l’unica cosa che manca è il computer, «Perché sum minga bun…, lo lascio usare ai miei figli». A lui, all’Ernesto, per fare le rivoluzioni bastano ancora un foglio di carta e una penna. Ottomila vittorie con le sue bici usate da oltre un centinaio di team professionistici. Ottomila vittorie, il record dell’ora di Mercx nel 1972 a Città del Messico, campioni come Magni, Nencini, Motta, Saronni, Bugno, Freire, Museeuw, Rominger, Tonkov, Zabel e Petacchi. E come dice l’ Ernesto «Ogni bici ha una sua storia». La sua. Che a 83 anni continua. Auguri…