Paratriathlon, un sogno moltiplicato per tre
E dopo la Dds tocca alla Pro Patria, da Settimo a Milano è una strada segnata. Altre squadre arriveranno. Altri seguiranno. Il Progetto Triuno va avanti per la sua via. Che è la via giusta, quella che mette lo sport davanti a tutto, nonostante tutto , anche dove non sembrerebbe possibile. Quella che moltiplica un sogno per tre. Non è una discesa. Perchè per far conoscere il paratriathlon servono lavoro e passione più di quanto si possa pensare. E spesso non bastano. Dare la possibilità a chiunque voglia provarci di nuotare correre e pedalare non è semplice come dovrebbe essere. Così, come spesso capita in questo Paese, tocca sempre parlare di scommesse. Ma Antonella Giusti e Marco Bardella lo loro la stanno vincendo condividendo i valori di uno sport difficile e meraviglioso con un gruppo sempre più affiatato e numeroso. Dal centro sportivo della Dds tre settimane fa a quello della ProPatria domenica scorsa. Di domenica in domenica in un Tour che poi toccherà Bergamo, Padova Rimini e chissà poi dove ancora andrà a finire perchè è chiaro che non finisce qui. Due giorni fa festa nella storica sede del CUS Pro Patria Milano in Viale Sarca ospiti del pesidente Giampaolo Gualla, di Gianni Patané e di Massimo Bottelli, che hanno fatto gli onori di casa e che si sono fatti in quattro per organizzare la sfida tra i paratriatleti di Progetto TriUno e i triatleti del CUS . Perchè così funziona. Così è stato pensato questo tour che serve ad incuriosire, a catturare l’attenzione, a far parlare a far fare il primo passo a chi ce l’ha nel cuore ma magari non ancora nella testa. Una sfida con le handbike, con le bici da corsa e poi in piscina per spiegare cos’è il paratriathlon, come ci si può avvicinare, quali sono le regole d’ingaggio, le difficoltà, le tecniche. Qual è il sogno che ti può regalare quando hai la fortuna di finirci dentro. Marco Bardella e Antonella Giusti hanno raccontato come sanno tutto questo. Lo raccontano da un po’ e hanno tutta l’intenzione di continuare a farlo, per fortuna. Bisognerebbe far loro un monumento come si dice in questi casi. Ma forse non serve: basta parlarne.