17Apr 15
Wiggins, un campione. Ma senza esagerare
E’un finale col botto quello di Bradley Wiggins. Così dopo la passerella finale alla Parigi Roubaix, la madre di tutte le corse in bici, il Baronetto di Sua maestà ha annunciato che andrà all’assalto dell’Ora. Domenica 7 giugno sarà in pista sul Velodromo olimpico di Londra per battere ( perchè lo batterà…) il record 52 km e 491 metri firmato in Svizzera a febbraio dall’autraliano Rohan Dennis. Degno finale per l’unico inglese capace di vincere un Tour. Ma non scorreranno ancora i titoli di coda. Wiggins ha in testa Rio, il chiodo fisso è la pista dei Giochi dove per lui tutto è cominciato e tutto deve finire. Sei titoli iridati e 4 ori olimpici ai quali vuole aggiungere ancora una medaglia nell’inseguimento a squadre. Per chiudere in bellezza. Per finire nell’albo dei campioni indimenticabili. E un posticino non glielo leva nessuno. Ma non in cima però. Ribelle, eclettico e spesso irriverente è stato più un grande personaggio che un grande campione. Ha sfilato per lo stilista londinese Paul Smith, ha sempre tenuto le basette da rocker, si è vestito come Keith Richards, ha collezionato Lambrette, ha comprato la Epiphone elettrica di Noel Gallagher, il leader degli Oasis perché l’aveva suonata a Maine Road, nel vecchio stadio del Manchester City. Lui tifoso del Liverpool. E’ diventato cavaliere di Sua Maestà incoronato da Elisabetta II come I Beatles, come Alex Ferguson, come Sebastian Coe. Wiggins è stato un campione ma anche tante altre cose ancora. Però nella leggendaria classifica del grandissmi va messo un gradino più in giù. Resteranno le sue tante medaglie olimpiche, resteranno i suoi record a cronometro, resterà la sua maglia gialla. Ma resteranno anche le imnmagini di Froome che lo deve aspettare su una salita del Tour e quelle di Wiggo incapace di scendere da una discesa bagnata nella tappa di Sansepolcro al Giro. Non cambia nulla e non si sposta una virgola, però…