Challenge Rimini, il mare d’inverno
“Meglio adesso che a luglio…”. Meglio che piova adesso che a luglio. Punti di vista. E questo è’ il sano realismo di chi lavora in Romagna. Di chi alza gli occhi al cielo e quasi si scusa, come se gli scroscioni di acqua che spazzano a folate il lungomare di Rimini fossero una colpa di cui chieder perdono. Un brutto biglietto da visita per le migliaia di atleti, mogli, figli e amici che nelle prime ore del pomeriggio cominciano ad arrivare in Riviera. Ma che sia una giornata da dimenticare si capisce già da Bologna, da Imola, da Bellaria. Rimini è la in fondo e ,nel grigio che ammanta la Romagna tutta, si fa fatica anche a vedere il mare. Altro che Adriatica, la A14 sembra più la Verona Brennero in quei viaggi invernali che portano verso qualche mercatino di Natale. Però a fine maggio non te l’aspetti. E forse una perturbazione così veemente non se l’aspettavano neppure gli organizzatori della terza edizione del Challenge. Il villaggio è tutto un via vai di cerate,ombrelli e k-way. Impossibile pensare anche solo di dargli una forma, di esporre qualcosa, di accennare una vigilia. C’è mezza città allagata. Ci sono code pazienti ovunque. C’è una lenta colonna di auto con i vetri appannati e le bici da crono a lavarsi sui tetti. Ci sono tante saracinesche abbassate. Ci sono le luci dei lampioni sui viali accese all’ora di pranzo. E poi il vento. Raffiche che sembra di essere in Cornovaglia. Dalla rotonda davanti al Grand Hotel, dove sono già pronte le transenne della zona cambio, si fa fatica a vedere la ruota di Rimini. Anzi non si vede proprio avvolta com’è dalle nuvole e dall’acqua. Eppure è là a un centinaio di metri. E non si vede neppure il mare ma forse è meglio così perchè è il rumore, che si confonde con quello della pioggia, a spiegarti che se domani ci si dovrà tuffare per le gare sarà davvero dura. Già domani. Basta guardare negli occhi Alessandro Alessandri nella sala dove si distribuiscono i pettorali per capire che tutta qust’acqua proprio non ci voleva: “E ovvio che così diventa tutto più complicato…”. Avesse un telo di cerata per coprire la città l’avrebbe già tirato. E sembra il capitano sulla tolda di una nave nel bel mezzo di una tempesta che si preoccupa di portarla in porto cercando di non far spaventare i passeggeri. Diluvia, domani si vedrà. Diluvia ma domenica dovrebbe dar tregua. Diluvia ed meglio adesso che a luglio. Per qualcuno forse sì, ma non per tutti…