Elogio della mountainbike
Come mai in vacanza non ti porti la bici da corsa? Me lo chiedono sempre e ogni volta la risposta è la stessa: carico sul tetto del mio furgone la mountainbike, le cinque mountainbike della mia famiglia, perchè quando vado in ferie la bici mi serve per allenarmi ma anche per andare in avanscoperta. La mtb è un po’ tutto ciò che tu decidi che sia: bici da strada, da campagna, da montagna, da mare e anfibio da spiaggette spesso irraggiungibili. E per chi non ama particolaremente il mare, quello con le sdraio e gli ombrelloni, quello dove la gente chiacchiera, dei baretti e dei giochi sulla spiaggia, è l’unico modo per chimarsi fuori dalla mischia. Se non si ha una barca. Quasi sempre la mtb ti porta dove vuoi andare, dove a volte mai penseresti, dove le strade finiscono però poi continuano, basta cercarle. L’unico mezzo che ti permette di salire dove la maggiorparte delle persone normali fa fatica a piedi, di scendere su sentieri che vanno verso il silenzio, di tagliare per qualche ora i ponti con la civiltà che durante le vacanze si fa ancora più chiassosa. C’è un fascino strano nel seguire strade che spesso non si sa dove vanno. A volte ti assale un po’ d’ansia, anche se nello zainetto hai camere d’aria, la brugola del 9, barette e telefonino… Ti allontani da un paese pedalando sullo sterrato che entra in un bosco e man mano che vai provi a guardarti indietro. Il mare si allontana, le case non si vedono più e il sentiero si fa sempre più stratto e impervio. Gli unici rumori sono quelli delle tue ruote che fanno scrocchiare il brecciolino e degli animali che si allontanano tra le foglie. E ti fanno sussultare. E’ un po’ come nuotare. Un po’ come sbracciare tenendo sott’occhio la riga nera rassicurante del fondo delle piscina e invece andare da solo in mare aperto allontanandosi dalla spiaggia. Pedali lontano dall’asfalto e in Calabria, in Molise, in Puglia o in Basilicata scopri che nell’entroterra c’è un mondo da andare a scoprire. Borghi, paesini , piccole chiese, angoli di foreste che dal Parco della Sila a quello Pollino a quello d’Abruzzo ti lasciano senza fiato. Poi quando pensi che possa bastare giri la bici e torni a pedalare puntando il mare. Cerchi sempre le vie meno battute. O almeno ci provi. Perchè non sempre trovi la strada che ti porta verso la spiaggetta dei tuoi sogni. Allora ritenti, ricominci, cambi di poco la direzione finchè scorgi il passaggio che stavi cercando. Un po’ di fatica, i rovi che ti gaffiano braccia e gambe e anche qualche tratto da bici in spalla. Però alla fine il premio arriva. Sei nella caletta che da giorni stavi rimirando dall’alto della statale. Sembrava irraggiungibile. Non in mountainbike…