Basso e la sfida che si può vincere
Adesso più che mai serve crederci e non mollare. Adesso più che mai bisogna restare in corsa. Ho incontrato Ivan Basso più o meno un mese fa, la domenica in cui il Giro e’ arrivato a Milano e ha consacrato maglIa rosa Alberto Contador. Il dopo cena e’ stata una festa al Teatro Manzoni, in cui tutta la Tinkov-Saxo salutava amici e tifosi. Una passerella di un’oretta con tanto di discorsi e brindisi finale. Sul palco Contador , Basso, i direttori tecnici , Oleg Tinkov con i capelli completamente colorati di rosa e tutti i corridori che avevano tenuto testa a Fabio Aru e all’Astana. Chiacchierando con un amico mentre la festa stava per chiudersi si diceva che forse per Ivan Basso era maturo il tempo del ritiro. Un campione come lui, uno che aveva duellato con Armstrong al Tour, che aveva vinto due Giri d’Italia, che per anni e’ stato il volto del ciclismo italiano non poteva accontentarsi di fare il luogotenente di un corridore, seppur fortissimo, come lo spagnolo. E così nelle prime tappe del Tour. Vederlo la davanti al gruppo a prendere aria in faccia per proteggere il suo capitano non si addiceva ad un campione del suo rango. Meglio smettere allora. Ma con la vita i conti esatti non si possono fare. Ieri Ivan Basso ha annunciato di avere un tumore al testicolo e la prospettiva cambia. Ora la sua sfida e’ enorme. Altro che giro e tour, altro che alpi e Pirenei. Qui la posta non ha prezzo. Il varesino e’ coriaceo e cambattera’ per vincere, perché ormai la prova che questa partita si può vincere c’è’. E allora cambiano tante altre cose. Nessun ritiro neanche dalla corsa. L’augurio che si può fare oggi a Basso e’ quello di ritrovarlo presto in gruppo e finché ne avrà voglia. Anche a fare il gregario, perché questi sono stupidi dettagli…