Mettersi in coda per far fatica…
In un Paese dove in molti le code le saltano c’è chi si mette in coda per la propria, enorme, razione di fatica. E chissà perchè poi. In un’epoca dove tutto è a portata di clic, dove basta il lieve movimento del polso per portare il mouse sul mondo che si vuole scoprire, c’è ancora chi ( tantissimi per fortuna) ama conquistarsi la vita con il sudore, con la sofferenza, tormentando i muscoli. Chi l’ha fatta non se la dimentica più la Otztaler Radmarathon . E’ davvero una fatica anche per chi è abituato alla fatica. Una classica, molto di più. E’ una di quelle gare dove contrariamente ad ogni logica si fa la fila per entrare. Dove ci si mette in coda sperando di essere tra i “nominati”. Quest’anno 19mila righieste per quatromila posti. Un terno al Lotto. Una lotteria dove il premio è una dose di sofferenza per poter dire alla fine “io c’ero”. Valli a capire i ciclisti. Eppure domenica 30 agosto saranno tutti lì con la stessa idea in testa, con gli stessi occhi sbarrati, con le stesse gambe unte e depilate, con la stessa faccia di chi sa che il piacere dell’attesa è passato e sta per arrivare il conto. Che sarà dolce ma solo alla fine. Bisognerà guadagnarselo. Tutti in fila pronti a partire da 37 Paesi nel mondo che più internazionale di così è davvero impossibile. Tutti in fila a cominciare dai tedeschi trascinati da Jan Ullrich che in bici, al Tour, nonostante tutto ha scritto un pezzo di storia. E poi gli austriaci, tantissimi anche loro e noi, gli italiani da 77 province quindi più rappresentati che mai. Da Solden a Solden 238 km con 5.500 metri di dislivello su strade chiuse in gran parte al traffico. Il sogno di ogni ciclista. Un infinito su e giù nella valle tirolese dell’Ötztal attraverso il Kühtai (2.020 m), proseguendo verso il Brennero (1.377 m), sconfinando in Italia a Vipiteno per godersi i passi del Giovo (2.090) e del Rombo (2.509 m) e poi fare ritorno a Sölden. Oltre 5.50 metri di dislivello con 95,7 km di salita e 101,9 km di discesa e solo 40 chilometri di pianura, il minimo sindacale. Tempo previsto oltre 7 ore ” di dura e incredibile fatica” dicono gli organizzatori. Che non è uno spot. Sette ore dove ci sarà tutto il tempo per soffrire, sudare, imprecare, riflettere e pensare. Oppure ripensarci. Ma il bello è tutto lì…