12107918_877578688987405_5847155371519921322_nTanto non smette… Anche per un maratoneta senza età arriva il giorno di dire basta con  gare, crono e ripetute. Anche per uno che è ancora il campione italiano di maratona. Ma per Danilo Goffi essere maratonetà è come essere carabiniere: per sempre. Ieri a Nerviano, dove è nato 42 anni fa e dove vive,  partendo dal Campo sportivo Re Cecconi ha corso con 400 amatori una otto chilometri per salutare tutti. Ultima gara. Ultima fatica di una carriera infinita.  Così ha detto forse sapendo di mentire… E per salutarlo s’è scomodata la storia dell’atletica azzurra. A cominciare da Stefano Baldini, Vincenzo Modica e Giovanni Ruggiero che con Goffi formarono il quartetto d’oro che nel 1988  nella maratona europea di Budapest.  Ma al via c’erano storia e presente del mezzofondo azzurro: Deborah Toniolo, Anna Incerti, Gioacomo Leone, Denis Curzi, Ottavio Andriani, Umberto Pusterla e Gianni Crepaldi. Hanno corso, riso e scherzato in una rimpatriata che è stato un vero e proprio tributo a un campione senza età. Che l’anno scorso è stato il primo italiano sul traguardo di Central Park, quindicesimo assoluto, primo della categoria master e primo tra gli atleti europei nella maratona di New York. Non male, anzi benissimo se si considera che l’azzurro ormai da qualche anno non faceva più l’atleta a tempo pieno ma il militare dell’Arma. Sposato, con un figlio, Goffi ha scritto pagine importanti nell’atletica italiana prima con l’ Atletica Riccardi e poi con il gruppo sportivo Carabinieri.  Campione europeo di maratona a squadre nell’98 a Budapest, nono nel 96 alle olimpiadi di Atalanta, vincitore della maratone di Venezia ( 1995) e Torino (2005) ha corso da professionista praticamente fino a quattro anni fa. Poi sono arrivati i turni e il lavoro in caserma. Ma non ha  ha mai appeso le scarpette al chiodo. Ha continuato a macinare chilometri ritagliandosi gli spazi come uno dei tanti appassionati ma con la determinazione e l’applicazione di chi non ha mai smesso di ragionare come un campione. Due ore e 19 minuti per arrivare al traguardo di New York.  Due ore e 18 minuti per tagliare il traguardo a Boston l’aprile scorso primo italiano, primo master, secondo europeo e 15° assoluto nella maratona più antica, nella maratona più bella e più difficile. Perchè Boston era un sogno in un cassetto e perchè l’aveva promesso. Edè stato di parola. Ed ora la parola data è quella che lo porta ad appendere le scarpette al chiodo, che lo spinge a guardare i giovani a cui racconterà il suo segreto di maratoneta senza tempo.  A cui spiegherà un po della sua storia…