L’Ora di Alessandro…
Come racconta Alex Zanardi ci sono sempre due vite. C’è un prima e c’è un dopo, c’è sempre qualcosa che cambia tutto e ti costringe a ricominciare , a ripartire. Che poi nessuno sa mai bene di preciso dove si può arrivare, il destino è un’indicazione di massima anche per chi crede che sia scritto da qualche parte. E forse ieri sera sul Velodromo di Montichiari a Brescia non lo sapeva neppure Alessandro Carvani Minetti dove sarebbe arrivato. Trentasette anni, di Pavia, il portacolori del Raschiani Triathlon Pavese è il nuovo primatista dell’ora di paraciclismo. Un’impresa vera. Ha pedalato per un’ora, veloce come un missile a 37,046 chilometri orari, più veloce di tutti e più veloce di un altro Alessandro come lui, quel Grassi che dieci anni fa aveva girato a 34 chilometri orari sul velodromo di San Vincenzo in Toscana. «Pensavo di non farcela, ora però mi rendo conto di quello di cui sono in grado e sono felicissimo…» ha detto appena è sceso dalla bici. E questo è il “dopo”. O forse è “adesso”. Il prima erano altre cose. Erano la scuola, erano il canottaggio con il Cus Pavia, il calcetto, lo squash, era la passione per la moto con la quale nell’aprile di 12 anni ha un incidente sul Penice che lo fa finire in coma per due settimane e gli lascia un’invalidità a entrambi gli arti superiori in seguito alla lesione del plesso branchiale. E il “dopo”, quella volta lì, sono una serie di interventi chirurgici e un anno di ricovero in una clinica di riabilitazione per poter recuperare l’uso parziale del braccio sinistro di cui ora riesce a muovere solo il pollice. Ma quando la vita prova a scappar via c’è chi è capace di andare a riprendersela. E Alessandro ricomincia. Ricomincia dallo studio che lo porta a laurearsi in geologia e ricomincia dallo sport, passione della vita. Prima c’era il canottaggio, dopo arrivano il nuoto in apnea, una bicicletta con una protesi speciale e la corsa con una fascia di sostegno per le braccia che gli permette di non perdere l’equilibrio. Dopo, con tutta la determinazione di cui è capace, arrivano il paratriathlon, arrivano le prime vittorie, la medaglia d’argento nel paraduathlon agli Europei di Madrid e il titolo di campione dl mondo il mese scorso ad Adelaide. Prima, dopo, un’altra vita o forse la stessa: “Perchè lo faccio? Perchè sono fulminato…- ha spiegato ieri sera in un’intervista alla Provincia Pavese- Perchè raggiungere certi risultati mi dà soddisfazione, per una mia esigenza interiore ma soprattutto perchè fare sport permette ad una persona che ha disabilità come me di tenersi in forma e di affrontare e superare in parte i limiti imposti dal corpo”. Certo che è così. C’è lo sport, c’è l’impresa ma poi, quando le luci del velodromo si spengono, si torna a fare i conti con la quotidianità. E questo è un dopo. Però il record dell’ora è adesso ed è una bella scarica di adrenalina . Il “prima” Alessandro lo aveva scritto poche ore prima del record sul suo blog: “C’è un attimo in cui la tensione prende il sopravvento sui pensieri. Quell’attimo in cui i pensieri si accumulano come i chilometri fatti dopo un anno di allenamenti… Quell’attimo in cui la forza sembra svanire quasi senza motivo. E allora bisogna salire in sella per capire che tutto funziona, tutto è pronto, testa, gambe, pensieri e tanta energia da bruciare. Quello è l’attimo in cui, anzi l’ora in cui….”. Quello è l’attimo in cui si pensa soltanto spingere sui pedali, a restare concentrati. Si spera non ci siano intoppi, che “Circe” la bici speciale in alluminio della Frugeri non abbia guai, che le lancette di quell’ora girino veloci ma non troppo. Che tutto vada come studiato con Paolo Marchetti, l’ amico e preparatore che proprio su quest’impresa terrà la sua tesi di laurea in scienze motorie all’università di Pavia. Poi dopo 140 giri di pista dove non senti nulla, non senti gli applausi degli amici, non senti le urla di tua madre, non senti neppure la fatica quando ti rendi conto che sei andato a prenderti ciò che sognavi, prima e dopo non contano più. “Guaglio’, voi migliorate nel momento in cui non ce la fate più…” gli ripeteva sempre il suo allenatore napoletano di canottaggio. Gli è servito nello sport ma soprattutto dopo l’incidente per riconquistarsi la vita. E allora già guarda avanti: “Ora faccio un paio di settimane di relax poi riprendo a pedalare- ha detto dopo aver smaltito l’emozione- Sono felice di questo record ma l’anno prossimo lo voglio migliorare…”. E allora prima e dopo sono solo un’ipotesi. Conta ciò solo che succederà domani.