I bimbi? Prigionieri in casa
PICCOLI E SEDUTI
Bimbi in gabbia quindi? Sicuramente è più facile ed economico tenerli in casa. Per rendersene conto basta dare un’occhiata agli ultimi dati raccolti dalla ricerca «Lo stile di vita dei bambini e dei ragazzi», realizzata da Ipsos per Save the Children e Gruppo Mondelez in Italia nelle aree periferiche di dieci città italiane (Ancona, Aprilia, Bari, Catania, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Sassari e Torino). «La situazione è critica – spiega Raffaella Milano, direttore programmi Italia-Europa di Save the Children Italia. Cattive abitudini, difficoltà economiche, famiglie che non hanno più la rete di protezione di una volta con nonni, zii e parenti a dare una mano, fanno sì che spesso i ragazzi restino soli in casa. E ciò mette in pericolo la loro socialità ma anche la loro salute perché si muovono poco, passano molte delle loro ore connessi e mangiano male». Quasi un bambino su cinque (17%) in Italia non fa sport nel tempo libero e per il 27% di loro è una scelta obbligata, dettata dalle scarse possibilità economiche delle famiglie. Circa un minore su dieci, invece, non pratica attività motorie neppure a scuola (11%), per mancanza di spazi attrezzati o per l’assenza di attività nel programma scolastico. I ragazzi trascorrono dentro le quattro mura molto del loro tempo libero (62%), anche perché non ci sono spazi all’aperto dove incontrarsi o, anche quando ci sono, sono sporchi e poco sicuri (66%). Solo il 44% dei ragazzi dichiara di trascorrere con i genitori più di un’ora durante le giornate lavorative, situazione che migliora nel weekend dove però quasi un bambino su quattro (23%) passa comunque meno di un’ora al giorno in attività coi propri genitori.
CONNESSI IN SOLITUDINE
Quando i ragazzi sono a casa, in media trascorrono 55 minuti al giorno su internet, 47 minuti giocando con i videogame; dal lunedì al venerdì passano in media 71 minuti al giorno davanti alla tv, tempo che si allunga a 84 minuti nei fine settimana. «Le difficoltà economiche delle famiglie e la mancanza di spazi pubblici adeguati obbligano molti bambini e ragazzi a rimanere in casa per molte ore. Per questo motivo rischiano di diventare sempre più sedentari e disabituati a confrontarsi coi loro coetanei – dice ancora Raffaella Milano -. Ci sono bambini e ragazzi che, anche solo con un parco giochi, degli alberi e delle panchine, potrebbero cambiare le loro abitudini».Certo, le nuove tecnologie, oltreché essere presente e futuro della vita dei ragazzi, sono una risorsa da cui non si può prescindere. «È chiaro che non vanno demonizzate – spiega la Milano -; se non diventano il sostituto della realtà sono la giusta via, in caso contrario ci si deve cominciare a preoccupare». Il rischio è quello di una generazione sempre più connessa ma in realtà anche sempre più disconnessa, con quattro milioni di minori in condizioni di deprivazione ricreativa e culturale. L’identikit lo tracciano gli ultimi dati Istat che dicono ad esempio che i ragazzi leggono un po’ di più degli adulti ma pur sempre pochino: nel 2014 tra i 6 e i 17 anni poco più di uno su due aveva aperto un libro nei dodici mesi precedenti l’intervista (il 51,6%). Inoltre, pur vivendo nella nazione che vanta un patrimonio artistico, archeologico e naturale tra i più vasti e importanti del mondo, poco meno di un minore su due ha visitato una mostra o un museo (44,8%) e appena uno su tre un’area archeologica.
CATTIVE ABITUDINI
Ma occasioni di movimento non si esauriscono però nella pratica sportiva e la sedentarietà dei ragazzi si conferma un tratto distintivo: un intervistato su quattro dichiara infatti di camminare non più di 15 minuti al giorno, dato che aumenta a uno su tre nel Centro Italia; solo il 4% afferma di percorrere a piedi più di un’ora al giorno. Due su cinque vanno a scuola accompagnati in macchina da un familiare e gli altri si muovono utilizzando mezzi pubblici (17%), a piedi (28%) o con la bicicletta (15%).A peggiorare la situazione si aggiungono cattive abitudini alimentari. Anche in questo caso la situazione non è delle migliori. «Il problema più grave e che ormai molto spesso bimbi e genitori non mangiano quasi più insieme – spiega Elena Casiraghi, specialista di nutrizione e integrazione sportiva dell’équipe Enervit -. E ciò porta i bimbi ad autoregolamentarsi a tavola e a mangiare male». Oggi il problema del sovrappeso e dell’obesità infantile riguarderebbe oltre il 30% dei bambini e il fenomeno è ancora più grave tra i bambini in età di scuola primaria. «La cosa più preoccupante – continua la dottoressa Casiraghi – è che molti ragazzi non fanno colazione, che è invece il pasto più importante della giornata. È provato scientificamente che i ragazzi che consumano regolarmente la colazione migliorano il loro rendimento scolastico e hanno durante la giornata un migliore controllo della sazietà». A saltare la colazione in media sono il 22 per cento dei bambini, in pratica più di uno su 5, e l’abitudine peggiora col crescere dell’età (29% tra i 14 e i 17 anni, 23% tra gli 11 e i 13 anni, 15% fra i 6 e i 10 anni). Così, nonostante siamo uno dei Paesi che possono vantare il maggior numero di trasmissioni televisive sulla cucina, abbiamo una cultura alimentare poco più che sufficiente e le regole che i ragazzi seguono a tavola spesso sono improvvisate e fai-da-te.«Il rischio di mangiare male quando ci si autoregolamenta è alto – spiega ancora Elena Casiraghi -. Molto spesso i giovani che fanno da sé mangiano solo ciò che piace loro o ciò che dà loro sazietà come i carboidrati. Invece è fondamentale per chi ha esigenze di crescita che in ogni pasto ci sia un apporto proteico. Buona regola quella di invertire ad esempio le portate delle pietanze cominciando con verdure e proteine e servire dopo la pasta. Deve fra l’altro essere riconsiderato anche l’apporto del cioccolato fondente, che è ricco di polifenoli che aumentano il flusso sanguigno al cervello. Una buona idea è di offrirlo ai ragazzi all’ora della merenda». Come una volta quando gli snack non esistevano e il cioccolato nel panino la mamma ce lo metteva in cartella.