Evelyn, la vita in un’ora
Donne che pedalano, sembra uno slogan. Donne come quelle della nazionale afghana che in bici rischiano la vita e vanno verso il Nobel. Donne islamiche che imparano a pedalare a Milano perchè nel loro mondo è peccato o addirittura vietato. Donne come Paola Gianotti che dopo aver fatto il Giro del Mondo ora attraversano gli States. E donne che fanno il record dell’ora. Bella storia quella di Evelyn Stevens, trentaduenne californiana cresciuta in Massachusetts, che due giorni fa sul velodromo di Colorado Spring a 1800 metri di altezza, ha fissato il nuovo primato del mondo a 47,980 chilometri orari. Ci hanno preso gusto le ragazze a girare più veloci del tempo. Un mese fa era stata l’australiana Bridie O’Donnel a strabiliare tutti ad Adelaide volando a 46,882. Ma è durato poco. L’americana ha fatto meglio. Molto meglio. Sbriciolata come capita a un titolo in borsa nel venerdì più nero che più nero non si può. E lei che prima di mettersi a far fatica in sella lavorava come investment banker alla Lehman & Brothers di queste cose se ne intende. Ma non è tanto che pedala. Prima infatti giocava a tennis. La passione la coltiva nel New Hampshire, sui campi in cemento dell’Università dove si laurea in economia. Non una campionessa, qualche torneo e qualche vittoria ma non è quella la strada della gloria. E lo capisce in fretta. Anche perchè poi il lavoro la porta a New York, dove girano gli affari, dove Wall Street entra nella sua vita più di diritti e rovesci. Ma nella vita sono le occasioni a cambiare il corso. E così una mattina la scintilla con le due ruote scatta durante una garetta di ciclocross a Central park. Prova , le piace, s’innamora. Ed è amore a prima vista. Addio alle racchette che finiscono in un armadio e in garage trovano posto un paio di bici . Da corsa. Evelyn ci prende gusto a pedalare. Così gusto che decide di farsi seguire da un allenatore personale e nel 2009 vince il Tour of the Battenkill, un gara in linea statunitense che la pone davanti a un bivio. Continuare a lavorare in Borsa? Oppure lavorare correndo in bici? Oppure ancora correre in bici a tempo pieno facendolo diventare il proprio mestiere?Buona la terza. E così la Stevens comincia a fare sul serio. Molto sul serio tant’è che arrivano i primi contratti per alcune squadre professionistiche e arrivano anche le prime vittorie. Corre fino al 2014 con la Specialized e dall’anno scorso indossa la maglia dell’’olandese Boels Dolmans. E intanto vince: tre ori mondiali nella cronosquadre, argento iridato 2012 e bronzo 2014 nella cronometro individuale, la Freccia Vallone nel 2012, la classifica finale del Giro del Trentino 2012 e della Route de France 2013, due tappe del Giro d’Italia femminile, il titolo panamericano a cronometro nel 2014, la Philadelfia Classic, vittorie di tappa all’Holland Tour e al Thuringem Rundfahrt, il bronzo nella crono a squadra ai mondiali di Ponferrada. E nel 2012 anche la qualificazione alle olmpiadi londinesi. Wall street? E chi se la ricorda più. C’era una volta Evelyn in tacchi e tailleur, ce n’è una ora che gira in body e casco da crono. E la sua ora arriva un paio di giorni fa su una pista di 333 metri in altura:“Non sarebbe potuto essere un giorno più perfetto- racconta. Non è una cosa normale avere l’opportunità di sfidare il record”. E di batterlo. Veloce più di tutte e anche di molti, uomini si intende. Veloce come non mai da quando l’Uci ha cambiato le regole sulle biciclette aprendo il record dell’Ora alle bici usate nelle prove di endurance su pista . “Due anni dopo il cambiamento della regola- spiega il presidente Brian Cookson- adesso uno dopo l’altro, atleti dall’Europa all’America e all’Australia lottano per conquistare questo primato leggendario”. Ed Evelyn c’è. A volte basta un’ora per raccontare una vita.