Team-Prima-di-Tutto-1024x614Forse non è un caso che una storia come quella di Primaditutto venga scritta nella mattina di Pasqua che è l’inno alla speranza, all’esistenza ridonata . Primaditutto sono tre donne e poi tre storie che  non sono solo sportive e ci vuol poco a capirlo. Una sfida raccontata con un fantastico accento reggiano da Giovanna, Catia e Marina e con la voglia di riscrivere un pezzetto del romanzo della loro vita che  tra poco più di un mese, l’8 maggio,  le vedrà in gara nella staffetta del Challenge Rimini. Al fianco della Fondazione Grade onlus e Loto onlus,  in una gara di triathlon nella la giornata mondiale sul tumore ovarico.  E non un caso neanche questo. Millenovecento metri di nuoto, 90 chilometri in bici e 21 chilometri di corsa per raccogliere fondi da donare alla ricerca ma soprattutto per giocare d’anticipo contro la malattia, per spiegare a tutti che se ci si muove prima è tutto più semplice, per essere utili anche agli altri, per dar forza a se stesse e a chi soffre, a chi fa i conti con analisi e chemio  a chi passa le sue ore nelle sale d’attesa degli ospedali. Primaditutto è la sfida di chi non vuole abbassare lo sguardo, è la forza  che trovi dentro anche se non sai di averla, anche se non te l’aspetti.  Giovanna , Marina  e Catia  sono tutte queste cose insieme. Tutte e tre hanno combattuto e combattono contro la malattia, tutte e tre  hanno attraversato periodi critici dove curarsi, lavorare e vivere diventa difficile, quasi un peso. Un macigno davanti all’uscita di un tunnel quasi impossibile da rimuovere. E allora lo sport ti dà la speranza che cerchi. Lo sport agonistico diventa sfida, motivazione, strumento di resistenza e di tenacia: quotidiano  allenamento per combattere. “Lo sport ha accompagnato tutta la mia vita- racconta Catia Cantarelli- Ha scandito i momenti belli e mi ha salvato da quelli difficili. Così hanno fatto gli amici. Io e Marina abbiamo combattuto una parte della nostra battaglia insieme, i legami che si creano in certi casi sono speciali. Si combatte contro un gigante, qualcuno ce la fa, qualcuno no. Ho accettato la sfida pensando che avrei nuotato, nonostante non lo faccia più da tempo e mai avrei pensato di ricominciare, per tutti quelli che non possono più farlo e per tutti quelli che non lo sanno, ma possono ancora”. E il Challenge di Rimini sarà il punto di ripartenza, un 2.0 da cui ricominciare perchè, vada come vada, è chiaro che tempi. medaglie, piazzamenti e classifiche quel giorno non conteranno. “Quest’anno per me — dice Marina Davolio — è stato come combattere tre guerre contemporaneamente. Una personale, contro il mio carcinoma, una fisica, per riuscire a lavorare nonostante le cure, e una psicologica, non tanto contro le mie paure, ma soprattutto contro quelle degli altri. Ho accettato questa sfida anche per provare a sfondare il muro di omertà o al contrario di morbosità che mi sono trovata tante volte davanti. Credo che la parola tumore non debba più essere impronunciabile, non debba più evocare strani miti e allontanare le persone. Questa è la sfida che porto, il mio testimone da passare a Catia e Giovanna”. Primaditutto bisogna crederci quindi. Perchè si parte ( e si riparte ) sempre da lì. Anche quando le salite sembrano impossibili, i chilometri troppi e il fiato corto. Cortissimo. “Vogliamo far capire a chi è malato, a chi ha problemi che qualsiasi cosa accada la vita resta nelle nostre mani- spiega Giovanna Rossi- Primaditutto  è promuovere la prevenzione e la raccolta di fondi a favore della fondazione Grade onlus di Reggio Emilia e di Loto onlus di Bologna, che lavorano con pazienti oncologici da anni, in particolare Grade con pazienti oncoematologici e Loto onlus contro il tumore ovarico, e sostengono questo progetto per riflettere sulla malattia e sull’importanza di non sentirsi isolati.  Promuoverla e renderla virale con un blog www.46percento.it,  dove si potranno seguire le tappe di avvicinamento, con l’hashtag #primaditutto e con le staffette che correranno a Rimini e si possono iscrivere con noi”.  Prima di tutto sono tre parole ma bastano per spiegare tante altre cose.  Belle e importanti. Primaditutto  non per caso è una storia da raccontare a Pasqua. Scriveva  Paolo nella seconda Lettera ai Corinzi: «Per questo non ci scoraggiamo…Il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili…”

 

 

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