Giro, un abbraccio e un sorriso
Vincenzo Nibali oggi si è guadagnato l’Olimpo. Ma il Giro lo hanno vinto i genitori di Esteban Chavez. Un abbraccio, che avevano preparato per il figlio, regalato al suo avversario nel giorno che doveva regalare un sogno. Ai sacrifici di una vita, al loro ragazzo, alla Colombia intera che non aspettava altro. Invece lo stesso abbraccio e gli stessi baci la mamma di Esteban li ha regalati a Vincenzo. Subito, senza indugio, senza pensarci e senza aspettare perchè il cuore le ha detto così. E’ solo un gesto. Ma è un gesto che spiega cos’è il ciclismo. Che spiega l’essenza, l’amore, la storia. Con la retorica che in questo caso serve, con l’enfasi che si merita. Un abbraccio che spiega perchè questo è uno sport eterno, indelebile, che non morirà mai. Provino pure ad inquinarlo con la chimica che forse entra nelle vene di qualcuno ma non nel cuore di chi ama uno sport così. Provino pure a macchiarlo con trucchi e motorini. Non servirà a niente perchè il ciclismo è un sport che passa oltre, che non si cancella perchè si nutre dei sentimenti. E l’abbraccio di una mamma all’avversario che batte suo figlio è l’essenza di uno sport dove il rispetto è ancora un valore che conta. Perchè una mamma certe cose le capisce. Sono sentimenti di gente semplice, che fa fatica, che è abituata a rimboccarsi le maniche. Gente che non parla di tattiche, che non ha conti in banca chissà dove nel mondo, che spesso ha le mani grandi. Bastava guardarli i genitori di Esteban Chavez vestiti di rosa mentre Vincenzo, pedalata dopo pedalata, sfilava la maglia al loro figliolo. Non una smorfia, non un’imprecazione. Una composta delusione che è durata un amen. E’ arrivato Vincenzo e gli hanno buttato le braccia al collo. Vero per vero. Valore per valore. Che nel ciclismo continuano ad avere un senso nonostante tutto. Un abbraccio che vale di più di tutto. Delle polemiche, dei rancori, di farlocchi terzi tempi che il nostro calcio ha provato a scimmiottare, di moviole e simulazioni. Già perchè nel ciclismo la simulazione non c’è. Vince il più forte. E chi perde lo abbraccia. E magari sorride.