Il triathlon a due piani…
Questa volta si parlerà del soppalco. Si dirà che il triathlon di Bardolino è il primo ad inventarsi una struttura che permette di raddoppiare la zona cambio, e quindi a molti di quelli che vogliono correre qui di poterlo fare nonostante il numero sia praticamente chiuso. Erano 1500 l’anno scorso, saranno duemila domani. L’aveva promesso Dante Armanini al galà del triathlon di Milano e qualcuno s’era dato di gomito. E invece arriva il primo triathlon a due piani ed anche questo resterà scritto nella storia. Come capita spesso in questo dolce pezzetto di Veneto dove le acque del Garda sono più dolci che altrove. E’ la stroia che si rinnova. E’ la storia che continua in una delle gare storiche del triathlon azzurro e non solon azzurro. Era il due settembre del 1984 quando da piazza Bra a Verona partivano i primi 69 triatleti italiani. Un piccola truppa d’assalto, abbastanza improvvisata e proveniente da altri sport che per la prima volta forse provava a mettere tutto insieme. Un circuito di otto chilometri, con l’Arena sullo sfondo, e poi via in bici attravreso la Valpolicella fino sul lungolago Mirabello a Bardolino. E qui ci si tuffava seguendo il tracciato delle boe e delle barche fino a punta Cornicello per poi tornare nel porticciolo di piazza Amedeo di fronte all’Enoteca. Forse non era esattamente così ma le pagine dei giornali locali titolavano con grande entusiasmo: “Verona tiene a battesimo il Triathlon in Italia…”. E ancora: ” Esplode a Verona la febbre del triathlon”. Trent’anni fa. Roba da pionieri poco griffati e tanto coraggiosi. Roba da bici in acciaio, da calzoncini e magliette come capitava altro che carbonio, body e mute galleggianti. Forse non cominciò davvero tutto da Bardolino certo è che Bardolino fu uno dei primi appuntamenti importanti per chi aveva deciso che correre, pedalare e nuotare dovevano essere uno sport solo. Come scriveva Silvio Cametti sul Giornale del Nuoto , il primo al traguardo fu Gianpaolo Cantoni, un pallanuotista che però correva forte e se la cavava anche in bici. Alle sue spalle due nuotatori: Roberto Olmi e Alberto Guerrini. E al sesto posto quel Dante Armanini che ancora oggi è cuore, mente e anima di questo triathlon. Lo stesso che ha pensato che doveva inventarsi qualcosa per far quel piccolo passo avanti che bisogna sempre fare per migliorarsi e per non vivere di gloria. Magari una struttura sospesa dove far salire bici e triatleti. Magari una zona cambio su due piani. Magari un soppalco…