Discese olimpiche…
Quando, poche ore fa, sui video delle tv in redazione sono passate le immagini della caduta di Anne Van Vleuten è calato il silenzio. Tutti, senza dirlo, anno pensato al dramma di Wouter Weylandt, il belga della Leopard che cinque anni fa morì al Giro. Sembrava un terribile replay. Sembrava, per fortuna. Perchè l’olandese della Orica, soccorsa, è stata portata in ospedale sotto shock ma non è in pericolo di vita. E’ andata bene. E’ andata bene perchè la discesa su cui si è corsa la gara olimpica non era una discesa dove far scendere i ciclisti. Asfalto viscido, marciapiedi divelti che sporgevano sulla strada, reti di protezione ridicole, alberi protetti in qualche modo, Ci si gioca una medaglia, la gloria, la vittoria di una vita quindi l’adrenalina è a millle e i rischi anche. Come è giusto che sia. Ma una discesa così non è degna di una gara, neanche di una gara di strapaese. Viene da chiedersi perchè , visto che si fa tanto parlare di sicurezza, poi ci sia chi da il via libera ad un percorso così. Certo, la gara è stata uno spettacolo. Ma è andata bene. E’ andata di lusso tutti quelli che sono volati, un paio al giro, come i birilli, E’ andata di lusso a Porte, a Henau a Nibali che se l’è cavata con un doppia frattura alla clavicola. E’ stato un miracolo che Ann Van Vleuten non ci abbia lasciato la pelle. Senza che nessuno fino ad ora abbia detto nulla. Ma tanto ci si indigna sempre dopo che succedono le disgrazie. Come con le macchine che travolgono i ciclisti al Tour o con le moto che li falciano nelle classiche…