Wayde, un “prematuro” re dei 400
A ventinove settimane un bimbo è quasi un’ipotesi. Lo puoi solo sfiorare, però lo guardi, passi ore al suo fianco raccontandogli tutto quello che sarà. Quello che si potrà fare insieme, che non è il caso di fare scherzi, che tu sei lì ad aspettarlo, qualsiasi cosa accada. E comunque vada. Uno sguardo attraverso l’oblò dell’incubatrice, un altro al video che tiene sotto controllo i battiti del suo cuore e il suo respiro, che con un suono segnala le apneee… Chi nasce prematuro è un combattente, non molla mai. Insiste, è tenace, si aggrappa a tutto ciò che gli capita a tiro e, anche se ogni tanto si distrae perchè i prematuri sono così, poi però arriva in fondo. Sempre. Wayde Van Niekerk, il sudafricano che ieri ha battuto il primato del mondo dei 400 di Michael Johnson che durava dal 1999 abbassando il limite sulla distanza a 43″03, è un prematuro. Ventiquattro anni fa quando nacque a Città del Capo aveva ventinove settimane e pesava solo 1,9 chilogrammi. E ai suoi genitori i medici dissero che rischiava di non sopravvivere. Come si dice sempre in questi casi, perchè la speranza c’è sempre ma i rischi sono tanti anche se le neonatologie prenatali ormai fanno i miracoli che non ti aspetti con la medicina e la tecnologia che corrono veloci come i record che ieri sera Wayde ha polverizzato. E così poi la vita riprende, normale per tutti ma anche di più. Wayde Van Niekerk ha riscritto la storia dei 400 piani, ha fatto meglio di Johnson, il soldatino che il 20 agosto del 1999 in occasione dei Mondiali di Siviglia, sorprese il mondo. Ora i 400 sono una storia diversa. Una storia sua. “E’ sempre stato un combattente – racconta la madre, Odessa Swartz, ex sprinter di origini italiane- Combatte sempre per una cosa fino a quando non la ottiene”. Combatte e non molla. Combatte e si allena perchè da solo il talento non basta anche se in famiglia ci deve essere un dna da campioni visto che a Rio c’è anche il cugino di Wayde, Cheslin Kolbe, che ha vinto il bronzo con il Sudafrica nel Rugby a sette. E a guidarlo negli ultimi tre anni è stata la 74enne Ans Botha, soprannominata “Tannie”‘, ovvero zia, da tutti gli atleti che lavorano con lei. Zia o forse nonna, senza offesa ovviamente, con quel suo aspetto un po’ antico, con i capelli bianchi, con l’aria bonaria di chi forse penseremmo più avvezza a preparar torte che non tabelle d’allenamento. Nel meraviglioso oro di Rio c’è moltissimo di suo. L’impresa che ha riscritto la storia dell’atletica parte però da un altro stadio, nell’altra parte dell’oceano. Londra, Emirates Stadium, la casa dell’Arsenal. Nelle ore di attesa alla finale, il sudafricano ha seguito in tivù la rocambolesca vittoria della sua squadra del cuore, il Liverpool, contro i Gunners. E forse quella partita pazzesca gli ha trasmesso un’ulteriore dose di carica. Quella necessaria per sorprendere tutti ed entrare definitivamente nella leggenda nella serata in cui tutti gli occhi erano per Usain Bolt che correva nella storia dei 100. Ma il colpo di scena era 300metri più in là. Sua maestà Micheal cedeva lo scettro. Il più forte quattrocentista di sempre pagava uno 0.15 ad un sudafricano che si allena sulle piste friulane di Gemona e che sbriciolava il suo record dall’ottava corsia… Da non credere. Così come è difficile credere che sia tutto un caso. Che Wayde da ragazzino alla velocità preferiva il salto in alto, che poi ha pensato anche di darsi al rugby, sport sacro nel suo paese. Poi dopo qualificazione per i Mondiali juniores del 2009, si è concentrato sullo sprint, anche se “concentrasri” per un prematuro è sempre una parola grossa. Diciamo che ha continuato a combattere sulle piste di tutto il mondo, ha cominciato a dar battaglia a tutti quelli più grandi ed esperti di lui. Wayde in Sudafrica è già un idolo. Un punto di riferimento per la nuova generazione che sta sbocciando sulle piste. L’altro giorno ha rubato la scena nientemeno che con Usain Bolt. ma ha fatto di più. Ha dato una speranza a tutti quegli scriccioli che hanno troppa fretta di nascere e spesso si ritrovano a sprintare per la vita…