Zanardi stupisce: oro dedicato a Tamberi
Ci si abitua alle dediche dopo una vittoria. Sembrano tutte uguali. Sembrano. Poi però, se uno ci mette un po’ di attenzione, capisce che non è così. Alex Zanardi stupisce sempre. Per ciò che è capace di fare e per ciò che dice. Così l’oro olimpico nella cronometro di Rio che è il terzo per l’Italia e la quarta medaglia paralimpica personale dopo 2 ori e 1 argento a Londra 2012 quattro anni fa, diventa l’occasione per la dedica che non ti aspetti. Prima alla mamma che lo ha messo al mondo, poi alla moglie che lo ama assolutamente ricambiata, poi al figlio per cui darebbe la vita, poi al suo allenatore e poi a tutta quella miriade di persone che o aiutano e lo sostengono. Fin qui normale, forse. Ma non è finita: “Siccome sono un ragazzino e non ho nessuna intenzione di fermarmi qua- spiega ai microfono della Rai appena tagliato il traguardo- questa vittoria la voglio dedicare a Gianmarco Tamberi che a Rio una medaglia l’avrebbe vinta ma è stato sfortunato. Gli mando un bacio e gli dico di tenere duro perchè è un ragazzino come me, perchè è giovane e alle prossime olimpiadi tiferemo tutti per lui…”. Ci sono dediche e dediche e alle dediche si ci abitua. Ma questa è un po’ diversa. Perchè non è richiesta e non è dovuta, perchè arriva dritta al cuore di un ragazzo che ha visto svanire un sogno e lo ripaga della malignità di qualche invidioso, perchè è fatta da un vero uomo di sport. E Zanardi è un uomo di sport che sa stupire. Perché e’ l’esempio vivente che, nonostante tutto, si può (si deve) andare avanti e si possono fare grandi cose. Come quel giorno a Venezia quando portò al traguardo della maratona Francesco Canali, malato di Sla. A un metro dal traguardo si fermò, scese dalla sua hand bike e trascinandosi incurante del suo handicap gli fece tagliare il traguardo per primo. E’ un’immagine che resterà. Così come resterà la sua frase dopo la vittoria olimpica di Londra: “Cosa farò adesso non lo so. Comunque io senza sport non posso vivere. Sono drogato di sport…”. E allora dopo Rio si ricomincia. In attesa di altre vittorie. E di altre dediche…