07Nov 16
New York, vince l’altro Gebre
Il giorno dopo la maratona di New York è quasi sempre una corsetta a Central Park . Si torna dove si è passati ieri per andare a prendersi gli ultimi pezzetti di una gloria e non dimenticarsi nulla. Per non far finire un un sogno che questa citta regala a tutti. Non solo a Ghirmay Ghebreslassie , l’eritreo che non è Gebre ma che gli americani chiamano “il prodigio” perchè in maratona ha già vinto un mondiale a ventun anni e ier in 2h 07′ 51″ qui a Central Park ha messo dietro tutti. Aveva salutato il gruppetto che cercava di tenergli il passo alla fine della 1a Avenue, poco dopo il 30° chilometro, sul ponte che collega Manhattan al Bronx. Fine dei giochi per un finale che è stato poco più di una passerella tra gli applausi di quasi un milioni di newiorchesi che ieri hanno applaudito la loro maratona. Non applaudono e basta. Partecipano, offrono banane, arance, offrono fazzoletti per asciugarsi inicitano e aspettano per salutare chi conoscono. Uno spettacolo. Ma il giorno dopo la Nycm è anche la gioia di Mery Ketany, che vince per la terza volta di fila qui e si riscatta per la mancata convocazione ai Giochi di Rio. Dopo i trionfi a Londra nel 2011 e 2012 ora il tris a New York che finisce con l’abbraccio al marito sul traguardo e con i figli Jared di 8 anni e Samantha di 3. Fine. Ma non ancora. Perchè qui non è come altrove. E allora il giorno dopo la New York City Marathon è il sorriso di Giovanni Gualdi, primo azzurro in 2h22 minuti che ieri al traguardo piangeva di gioia. E’la fila in edicola per comprarsi il New York Times. Nel Paese dove è cominciata la rivoluzione internettiana che ha cambiato il mondo e l’informazione, la carta in qualche modo ha ancora un valore. E capita solo oggi di poter leggere il proprio nome su uno dei quotidiani più prestigiosi al mondo. Il giorno dopo la maratona è camminare nelle strade, andare in ufficio, entrare nei negozi o nei ristoranti con la medaglia al collo, godere nell’incrociare lo sguardo di qualcuno che come te le fatta o come te ha sognato di farla. E la farà. Perchè qui va così e la maratona di New York è qualcosa in più di una maratona. E’ l’occasione che l’America, come sempre, concede a tutti. Per vincere, per riscattarsi, per dimostrare a se stessi o a qualcuno cosa si è capaci di fare, per sostenere una causa, per far parlare di sè o semplicemnete per divertirsi. E dire “io c’ero”.