Mobilità, alternative e non stangate
E’ consolante scoprire che con l’anno nuovo il Comune di Milano non solo darà un bel giro di vite ad Area C ma che, con le 110 delibere approvate due giorni fa nell’ultima seduta di giunta del 2016, regalerà ai milanesi ( ma soprattutto ai pendolari che vengono ogni giorno a lavorare in città) un 2017 col botto, con un stangata pesantissima che rivede tra le tante voci anche il sistema della sosta in città, con aumenti dalla periferia al centro e un pressing rivolto soprattutto a chi viene da fuori a fare il nuovo abbonamento integrato sosta più trasporto pubblico. Perfetto. Così arrivare con l’auto nei posteggi di interscambio costerà un bel po’ di più e ciò non sembra proprio un incentivo a non utilizzare le auto per muoversi in città. Soste nei posteggi di corrispondenza più salate, tariffe dei servizi che dal 2018 potrebbe essere ritoccate, mezzi pubblici che in certi quartieri periferici non solo non vengono potenziati ma spesso subiscono tagli. Viene da chiedersi quale siano allora le politiche di mobilità a fronte di un inquinamento atmosferico che, soprattutto per chi vive nelle città del nord, e’ un problema serio che deve essere affrontato anche con scelte impopolari. C’è un interesse di salute da tutelare e va fatto. Quindi vanno fermate le auto che inquinano, vanno fermati camion e furgoni che hanno motori di trent’anni fa, vanno messi a norma bruciatori e caldaie ma con controlli seri sui fumi, vanno fatte scelte alternative sul trasporto che non può essere solo su gomma. E altro ancora si potrebbe fare nonostante ci sia chi sostenga che dieci, quindici, vent’anni fa le condizioni delle polveri fossero di gran lunga peggiori. L’ Italia resta il Paese dell’Unione europea che segna il record del numero di morti prematuri rispetto alla normale aspettativa di vita per l’inquinamento dell’aria. La stima arriva dal rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea): il Belpease negli utimi anni ha registrato 84.400 decessi di questo tipo, su un totale di 491mila a livello Ue. Tre i ‘killer’ sotto accusa per questo triste primato. Le micro polveri sottili (Pm2.5), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono, quello nei bassi strati dell’atmosfera (O3), a cui lo studio attribuisce rispettivamente 59.500, 21.600 e 3.300 morti premature in Italia. Il bilancio più grave se lo aggiudicano le micropolveri sottili, che provocano 403mila vittime nell’Ue a 28 e 432mila nel complesso dei 40 Paesi europei considerati dallo studio, L’impatto stimato dell’esposizione al biossido di azoto e all’ozono invece è di circa 72mila e 16mila vittime precoci nei 28 Paesi Ue e di 75mila e 17mila per 40 Paesi europei. L’area più colpita in Italia dal problema delle micro polveri si conferma quella della Pianura Padana, con Brescia, Monza, Milano, ma anche Torino, che oltrepassano il limite fissato a livello Ue di una concentrazione media annua di 25 microgrammi per metro cubo d’aria. Ora di certo ci sarà chi avrà modo e maniera di interpretare anche questi dati. Di infarcirli di se, di ma, di fare come si dice sempre dei “distinguo”. Ci sarà chi parlerà di terrorismo ambientale e di inutili allarmismi. Può darsi…