Donato, argento triplo
Argento triplo. In tutti i sensi, perchè quello è il salto ma anche perchè è un argento che vale due , tre , quattro volte forse all’infinito, sigillo di una storia che tra l’altro non è ancora finita, di un modo di intendere lo sport e l’atletica, intelligente e serio che poi sono il segreto per saltare in lungo ma anche di andar lontano. Brilla come non mai al collo di Fabrizio Donato. Una medaglia con tre salti, perchè con un tendine messo male e con 40 anni e mezzo sulla carta di identità non si può chiedere di più. Rischia di essere troppo, rischia di mandare tutto all’aria. E allora si saltano tre turni in pedana e si salta sul podio del triplo europeo con un prodigio, una magia da 17metri e tredici centimetri, un volo con un atterraggio che più lungo non si può ad appena sette centimetri dall’oro, finito al collo di un altro atleta di lungo corso, il portoghese Nelson Evora (17,20). Al bronzo arriva invece il tedesco Hess, battuto da di appena un centimetro (17,12), e che però in qualificazione, venerdì, era stato capace di saltare addirittura i 17,52 del mondiale stagionale. Non finisce mai Fabrizio Donato che a Belgrado è venuto anche in veste di allenatore di Andrew Howe, uscito nelle qualifiche del lungo. Anzi continua. Una striscia che ha tenuto spesso a galla un’atletica azzurra che rischiava di sbiadirel, con bronzo olimpico di Londra 2012, l’oro europeo all’aperto di Helsinki 2012, quello al coperto di Torino 2009 e l’argento di Parigi 2011. Qui era il capitano della spedizione. Con i suoi anni, con la sua tenacia, con sua moglie Patrizia, con i suoi affetti, con i suoi sogni. Che non finiscono qui e forse non finiscono mai. Perchè ad agosto ci sono i mondiali a Londra e si torna in pedana. Pronti al decollo…