Maratona come il calcio?
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Così si fa pari e patta con molti altri sport. Tanti conservano negli occhi e nella mente le immagini di Abel Mutai, fondista keniano che, a Pamplona in Spagna, in una corsa campestre crede di aver tagliato il traguardo e rallenta non accorgendosi che la finish line è qualche metro più in là e, soprattutto, che alle sue spalle sta rinvenendo lo spagnolo Ivan Fernandez. Il quale però non approfitta del suo errore, si ferma e lo lascia vincere. O ancora in tanti ricordano i 5000 metri femminili alle ultime olimpiadi di Rio quando , intorno al 3°km, la neozelandese Nikki Hamblin finisce a terra portandosi con se l‘atleta statunitense Abbey D’Agostino. Le due si aiutano, si aspettano e arrivano al traguardo insieme. Due casi di grande fairplay, ma ce ne sono anche altri. Due casi su cui si sono sprecati fiumi di inchiostro ( e un bel po’ di retorica) per spiegare che l’atletica, la maratona o giù si lì sono sport cavallereschi, superiori, dove il rispetto dell’avversario e la lealtà vengono prima di tutto perchè questa è la caratteristica degli sport di fatica. Ed è così. Però ogni tanto capita anche il contrario. Come alla maratona di Wuxi in Cina, nella provincia del Jiansgu. Una coppia di atleti etiopi si sta giocando la vittoria sotto un pioggia battente ma, a 100 metri dal traguardo, in piena apnea da volata i due non si accorgono che per la vittoria c’è una svolta a sinistra. Tirano dritto nel parcheggio sotto gli occhi increduli di un addetto che in realtà fa anche molto poco per avvisarli. Finisce lì. Quando si rendono conto è già tutto finito. Il terzo, un atleta del Bahrein, li passa come un treno in transito sfila via due merci fermi sulla banchina di una stazione. Non c’è modo di fermarlo, non ci pensa proprio, va a prendersi la gloria ( e i soldi) che non merita. Con buona pace di chi ( tanti) forse avrebbero ceduto il passo. E ora è pari e patta. Anche col calcio dove per un rigore ci si tuffa e la mano maramalda di Maradona che fa gol agli inglesi diventa la “mano de Dios”.