C’è vigilia e vigilia…
“Intanto siediti, non stare in piedi…” mi disse un anno fa Martina Dogana alla vigilia del Challenge Venice. Alla vigilia di un Ironman, di un Challenge, di una gara di lunghissima distanza è la parola d’ordine. C’è una vigilia per tutto. Di un’interrogazione o di un esame di procedura all’Università quasi sempre insonne, fatta di caffè e qualche sigaretta. Del primo giorno di lavoro con tutte le paure, le ansie, le curiosità che si porta dietro una svolta della tua vita. La vigilia del matrimonio, della nascita di un figlio, del secondo, del terzo che non è vero che ci si abitua. Tutte incredibili con quella sensazione che ti fa sentire sospeso nel vuoto finchè ti ritrovi tra le braccia un pistolino che urla e ti viene da piangere. La viglia della prima maratona con l’euforia e l’incoscienza di chi non sa di preciso cosa gli aspetta. Ma poi capirà. La vigilia di un triathlon, anche se sprint, che un po ti fa paura. La vigilia della cresima di un figlio, della sua prima gara, del suo primo compito in classe al liceo. E poi c’è una vigilia che è più vigilia di tutte. Quella di Natale. Indimenticabile per i bimbi ma anche per i grandi perchè i ricordi e la magia di quella notte non la può cancellare nessuno. Ma la vigilia di un Challenge, del primo full distance della tua vita, quello dello scorso anno a Venezia ti resta dentro. L’ansia, la paura, una giornata di lavoro, l’arrivo in albergo in ritardo come sempre, la bici da sistemare, la borsa da preparare, un piatto di patate fritte , una birra, la faccia smarrita di Matteo, una sveglia puntata alle tre, il sonno che non si trova, il terrore di non svegliarsi e finalmente l’ora. La colazione, il body, la vaselina, un paio di calze nuove come sempre perchè la scaramanzia non costa nulla e via a piedi di notte nel parco verso un’avventura che non conosci, verso una follia che speri non diventi un azzardo, verso le luci di una città che dorme e che è lontanissima al di là del mare con lo stomaco che ti si chiude, con la musica di Vasco sparata a palla dalle casse della jeep della RedBull che non se ne andrà più, “senza parole” che forse non servono… C’è vigilia e vigilia, ma oggi questa mi manca …