San Vincenzo, il triathlon che ti riporti a casa
Ci sono gare e gare, triathlon e triathlon. Quelli che passano e vanno, sfilano via con i loro chilometri, con i loro pacchi gara, con le classifiche. Ma non lasciano il segno. Poi ci sono quelle dove gareggi, finisci e ti resta un filo di di malinconia addosso. E te la porti a casa. Te la riporti a casa con tutto il bello che hai vissuto, sofferto, alla fine gioito. Con gli applausi, con i volti schietti e le strette di mano di chi organizza e lo fa con passione. Con la dedizione dei volontari del Roma Triathlon, con il loro correre qua e là per rimettere a posto un tappeto che si è sollevato, un birillo caduto, una transenna che si è spostata. Per essere sicuri che in una giornata africana come quella di oggi ci sia acqua per tutti ai ristori, per far sì che tutto vada come deve andare . Si capisce al volo quando c’è passione nelle cose. E oggi a Castel San Vincenzo in Molise, nella quarta edizione del Triathlon dell’Orso, di passione ce n’era parecchia. C’era sulle strade, c’era ai ristori, c’era tra i volontari che hanno rischiato di andare arrosto presidiando gli incroci, c’era all’arrivo, sul palco delle premiazioni, nei cori dei tagazzi dell’Aurora Triathlon e c’era anche alla fine quando è arrivata l’ora togliere striscioni e transenne, quando è arrivata l’ora di smontare. E fa sempre un po’ tristezza vedere la zona cambio che un’ora prima era zeppa di caschi, scarpe, mute, bici e di metalli arroventati dal sole vuota e desolata. Fine. Fine di un olimpico che è qualcosa in più di un olimpico, che sale e che scende in una terra bellissima, quasi incantata, un angolo di Parco d’Abruzzo che sconfina in Molise e che è il posto perfetto per una gara di triathlon. Il luogo perfetto per chi vuole sfidarsi, allenarsi, regalarsi una vacanza fuori dalle rotte. Qui si ascolta ancora il rumore del silenzio. A cui forse non siamo forse più abituati e infatti ci sorprende. Qui ci sono laghi e montagne che sembrano cartoline, c’è lo spazio che serve per restare ore e ore in perfetta armonia con un ambiente intatto, protetto e poco popolato. Qui non si pagano biglietti per fare i turni sulle spiagge. Ci sono triathlon triathlon, questo di San Vincenzo ha nel suo dna qualcosa di speciale. Basta guardarsi intorno, basta osservare le facce dei triatleti, basta respirare l’aria che c’è. Che è un po’ diversa da quella di sempre, meno “tirata” e meno “fighetta” . Che è un po diversa perchè non passa e va, ti resta addosso, quasi sottopelle. Così mentre si sbaracca, vedi i ragazzi che impilano i birilli e le transenne sui furgoni e arrotolano i tappeti che un’ora fa hai maledetto un po’ di malinconia ti prende. Tutto finito, si torna a casa, ma qualcosa ti porti via. Te lo porti con te. Come cantavano i Modena City Ramblers che da queste parti qualche anno fa sono anche venuti a suonare, le emozioni restano. Resta: “Un sorriso, una birra e un brindisi alle fate e ai folletti che corrono su queste strade…”. E pare di vederli…