Due scuole di pensiero, due modi di intendere le vacanze, probabilmente due modi di vivere. E così c’è chi parte con bici, borse e bagagli al seguito e chi invece sceglie spiaggia e resort e si accomoda tranquillamente sotto un ombrellone.

Vacanze e sport, pedalando su lunghi percorsi che in bicicletta permettono di scoprire, tappa dopo tappa, itinerari e località spesso fuori dalle rotte. Vacanze una volta per «addetti ai lavori» oggi sempre più frequentate. Crescono gli appassionati di questo «viaggiare lento» che non è riservato solo a chi ha gambe e cuore allenati. Una cultura della vacanza che all’estero è consolidata ma che anche da noi comincia a crescere. I dati parlano chiaro visto che solo lo scorso anno, secondo Unioncamere, questo settore ha contato 42 milioni di presenze e un impatto economico di quasi 5 miliardi di euro. Certo, l’Italia non riesce ancora a tenere la scia europea dove il cicloturismo genera un indotto economico di 44 miliardi, con due milioni di viaggi e venti milioni di pernottamenti l’anno. I numeri del 2015 del Ciset, il Centro internazionale di studi sull’economia turistica, lo confermano. Rispetto ad altri Paesi europei siamo agli esordi per numero di cicloviaggiatori: solo un 3% si sposta in bici mentre, tanto per fare un esempio, oltre il 40% dei tedeschi quando parte porta in viaggio con sé la bici. Le principali destinazioni turistiche sono quelle forniscono servizi e tracciati protetti: Austria, Danimarca e Francia. L’Italia è ottava in classifica grazie alle piste ciclabili del Trentino e dell’Alto Adige, alla Toscana, al lago di Garda e al lungo Po di Ferrara e provincia.

RITORNO ALLA LENTEZZA

Così da noi la domanda sorge ancora spontanea: «Ma come? Vai in vacanza in bici?». C’è sempre qualcuno che te lo chiede quando scopre che il prossimo viaggio è da Parigi a Londra pedalando. «E quanti chilometri fate? Dove dormite? E i bagagli?». C’è una risposta a tutto. Ma soprattutto c’è una filosofia da spiegare. Viaggiare in bici è un modo prendersi una pausa. Si va più lenti, senza fretta, sulle strade meno battute in assoluta libertà, cambiando i ritmi perché è facile fermarsi e ripartire. La vacanza è il viaggio stesso, con il suo scorrere silenzioso e paziente, con le deviazioni inaspettate, con le mappe che spesso si perdono, con le soste impreviste perché si incontra un borgo, una trattoria, uno scorcio che merita una foto. Con il sole, con la pioggia, con gli imprevisti perché capita (eccome se capita…) di forare e di riparare, di sporcarsi le mani di grasso, di dovere fare i conti con qualche bullone che si allenta, di dovere metter mano a brugole e cacciaviti. Negli ultimi anni il nostro Paese si sta adeguando. Sui percorsi ciclabili sono spuntate le prime stazioni di sosta dove è possibile fermarsi, mangiare, riparare e dormire, crescono le offerte dedicate a chi ha voglia di pedalare e molte regioni stanno provando a incentivare un settore che ha grandi potenzialità anche dal punto di vista occupazionale. L’agenzia del Demanio pochi mesi fa ha emesso un bando in cui offre gratis, agli under 40, vecchie case cantoniere, locande, ostelli, piccole stazioni, caselli idraulici da recuperare e pronti a diventare strutture turistiche per chi viaggia su due ruote. Non solo. Dalla Romagna alle Dolomiti, dall’Umbria alla Lombardia stanno aumentando i chilometri segnati, le ciclopedonali e sono sempre di più e i vecchi tragitti delle linee ferroviarie dismesse si trasformano in percorsi. Tanti gli esempi: in Calabria la ex ferrovia Crotone-Petilia Policastro, alla scoperta della biodiversità del Marchesato crotonese, in Lombardia i dodici chilometri della Saronno-Seregno, la Arcisate-Stabio o il tratto lungo la linea Varese-Porto Ceresio dove si può ammirare la bellezza della valle della Bevera. E ancora in Umbria i 51 meravigliosi chilometri della Spoleto-Norcia restaurati e recuperati dopo quasi mezzo secolo di abbandono e in Veneto il tratto costruito dall’esercito nel 900 per trasportare le truppe da Treviso fino ad Ostiglia nel Mantovano.

UN NUOVO BUSINESS

Ma progetti ci sono anche in Piemonte, in Sardegna e in Abruzzo e Molise. All’estero le vie classiche sono in Austria con la ciclopedonale sul Danubio da Lienz a Vienna o con il giro del lago di Costanza, in Belgio con l’imperdibile giro della Fiandre, in Germania seguendo il corso del fiume Altmuhl in Baviera da Gunzenhausen a Regensburg oppure in Spagna da Valencia ad Alicante in un tragitto di costa tra mare, sole, cerveza, tapas e paella. Aumentano anche i privati che scommettono su un turismo che funziona e che rende. Così molti hotel diventano Bike hotel, molti agriturismi diventano «amici dei ciclisti», molte strutture puntano sull’accoglienza alle due ruote con una serie di servizi che vanno dall’ospitalità, alle officine, ai punti di lavaggio, alle colazioni e ai menu pensati apposta per chi pedala. Sono sempre di più anche i tour operator che nel settore come Girolibero, Bikedivision, Verde Natura, Zeppelin o come MarcheBikeLife, nata dalla tenacia di Mauro Fumagalli che, proprio spingendo sui pedali, sta cercando di portare turisti in una regione che dopo il terremoto ha necessità di non essere dimenticata. Idee, proposte di viaggio, pacchetti per le vacanze su due ruote con viaggi completi o da costruire a misura di famiglia.

LE AGENZIE DI VIAGGIO

Oppure portali come www.viagginbici.com come www.beactiveliguria.it che offrono una panoramica completa su mete, servizi, opportunità per chi ama fare vacanze pedalando. Le agenzie pianificano i viaggi con chilometraggi a seconda delle capacità e dell’allenamento dei partecipanti che possono viaggiare in gruppo ma anche con la propria famiglia o da soli, noleggiano le bici, prenotano gli hotel e si occupano di portare i bagagli da una tappa all’altra. Ma si può anche fare da sé. Una bici da viaggio, una gravel o una mountain bike, attrezzata con un paio di borse laterali, un minimo kit di attrezzi con alcune camere d’aria, luci, casco, una cerata per l’acqua e si può partire. Si decide il viaggio e si fissa un itinerario: 50, 70, 100 chilometri al giorno per chi se la sente, avendo cura però di prenotare per la notte prima di partire perché, dopo una giornata in sella, spesso non si hanno voglia e forze per cercare una sistemazione al calar del sole. Buona regola è quella di imparare a contenere il carico perché, quando la fatica comincia a farsi sentire, il peso diventa un problema serio. Per il cibo infine vale la vecchia regola di una gran bella colazione al mattino ricca di carboidrati, di un pranzo veloce per non appesantirsi e di portare sempre in borsa qualche barretta o qualche gel per le emergenze. La sera poi la cena è il premio meritato e spesso sognato. Rimettendo ordine tra le emozioni della giornata e preparando la tappa che verrà.