Nibali, la Vuelta e la Rai gioca a biliardo
Pazienza la Juve e il tormentone di Marchisio che va o non va, forse resta e chissenefrega. Pazienza Sarri che è in silenzio stampa e non parla e ce ne faremo una ragione. E che poi però, se ci sono i soldi dei contratti dell’Uefa, la parola la ritrova in tutta fretta. Eccome se la ritrova. Pazienza per la Var che doveva salvare il calcio e invece aggiunge chiacchiere e dubbi ad uno sport che vive di chiacchiere e dubbi. Pazienza tutto. Anche i campionati di biliardo che per tutto il pomeriggio imperversano sui canali di Raisport. Però poi Vincenzo Nibali nella terza tappa della Vuelta racconta pedalando una pagina di ciclismo che non si vedeva da un po’. Racconta con la semplicità dei grandissimi che lo sport è un gesto, un’intuizione, l’estro di un momento, la capacità di tirar fuori dal cilindro azioni che gli altri, quelli normali, si sognano. Si stacca, non molla, rientra a un chilometro dal traguardo e lascia sul posto Froome, Aru, Bardet, Roche, Van Garderen e Chaves, gente di lusso, mica comprimari. Stecchiti. Li lascia lì con un palmo di naso, convinti ormai di esserselo tolto di dosso, di averlo messo dietro. E invece no. Nibali taglia il traguardo di Andorra mimando con la mano sulla testa la pinna dello squalo. Olè dicono da quelle parti. La gioia è tanta, ma dura un attimo. Perchè è proprio qui che la pazienza finisce. Finisce perchè sulla Rai di questa “fucilata”, perfettamente raccontata da Salvo Aiello e Riccardo Magrini sugli schermi di Eurosport, non c’è traccia. Inutile scanalare, inutile provarci. Inutile sperare, come successe qualche anno fa, che ora in qualche ufficio che conta qualcuno ci ripensi e in tutta fretta provi a comprare i diritti che non ha. Della Vuelta non c’è traccia . E chissà perchè. E chissà qual è la logica che nel servizio pubblico guida le scelte. Non c’è e non ci sarà. E come diceva Totò: “Io pago…”