romaCi sarà un’alba davanti al Colosseo che non sarà quella di Villa Borghese. Non urla di dolore ma sorrisi, non mani legate dietro ai pali che chiedono aiuto ma che si cercano e che si stringono. Luci morbide che riflettono sui telai delle bici in attesa non i lampeggianti blu delle ambulanze, e dei poliziotti che illuminano l’ennesimo sfregio a una città che da qualche tempo vive di emergenze. Roma ferita, umiliata da una realtà che va oltre  l’immaginazione, da un mala politica che non è solo quella più recente, da mafie, egoismi, tornaconti. Roma caput mundi in una storia che però poco a poco si cancella, si sgretola, consuma un mito patrimonio  di tutti,  universo di mondi e di popoli che passano e si intrecciano, di religioni che provano a correre insieme come ieri nella mezza maratona della via Pacis e cercano punti di contatto. Roma e l’incanto delle sue dolci serate, del suo saper vivere, della sua gente. Roma che cerca una via d’uscita e chissà se c’è.  Però basta. E tempo che ognuno faccia la sua parte anche se c’è chi già la fa. Chi Roma la fa vivere di sport tanto per cominciare, nonostante le candidature olimpiche sfumate, le occasioni perdute.  Con tutto il buono che lo sport si porta appresso. Con una Maratona che è un gioiello e che ormai è entrata di diritto tra le più importanti del pianeta, che ogni anno porta in città migliaia di appassionati che vivono Roma come va vissuta, come il mondo vuole continuare ad immaginarsela. Con un triathlon che quest’anno all’Eur ha fatto conoscere a tutti quale sia l’appeal di uno sport e del  Challenge , circuito che tocca le più importanti città europee. Con la magia della sua Granfondo ciclistica che tra poco più di una settimana tornerà ad invadere strade, colli e vie antiche in una festa che non è solo sport ma cultura del buon vivere, del condividere una passione che è benessere e idea di una mobilità possibile e sostenibile. Ci sarà un’altra alba tra due domeniche davanti al Colosseo. E da lì che si riparte…