elbaC’è per tutti il sabato del villaggio, quello leopardiano della donzelletta che vien dalla campagna e impersona le attese, le paure, ma soprattutto quella sana agitazione che fa diventare magiche tutte le vigilie. Così prima di ogni cosa, di un esame, di una gara di un Ironman dove si crede di aver paura in realtà ci si sta godendo tutto ciò che si è immaginato fin lì,  che poi in genere si avvera. Il sabato è magia, la domenica fatica, il lunedì  è tempo di bilanci anche se con l’adrenalina ancora in circolo. Per chi ha gareggiato che fa il punto su mesi di allenamneti, che fa programmi, che pensa già a nuove date ma anche per chi dietro queste gare muove organizzazioni complesse, mette in gioco investimenti e reputazione. Ciò detto fa un certo effetto vedere oggi sui social le immagini festose di un Ironman romagnolo che si è chiuso con una fantastica festa di sport e di pubblico, scommessa vinta per un esordio naturalmente al centro delle attenzioni e quelle dell’alluvione che invece ha costretto gli organizzatori di Elbaman a sospendere una delle gare full più affascinanti in circolazione.  Premesso che gli organizzatori non hanno fatto bene ma benissimo a fermare Elbaman perchè, qualsiasi cosa si pensi, la sicurezza di chi gareggia è una priorità su cui non si discute resta l’amarezza. Quella di chi era arrivato sull’isola per gareggiare, per godersi una sfida preparata da un anno ma soprattutto quella di chi quell’evento lo ha messo in piedi. Il cielo si fa buio,  sulla tua strada si scarica uno di quei fortunali che hai visto solo nelle immagini dei tg che documentano gli uragani tropicali e in pochi minuti ti tocca decidere del destino di centinaia di atleti che incrociano il tuo sguardo  in cerca di risposte. Marco Scotti, l’organizzatore di Elbaman, ha fatto esattamente ciò che doveva fare. Non ha colpe. Complimenti al coraggio e alla saggezza. Avrebbe potuto attendere, rimandare, aspettare, Avrebbe potuto sospendere e riprendere. Avrebbe potuto cercare di mettere un  “pezza” che pero sarebbe stata appunto una “pezza”, un surrogato, una pantomima e non la magnifica sfida che deve essere Elbaman. La realtà è che tra il preservare il proprio lavoro e la sicurezza di chi era gara Scotti ha scelto la seconda via, la più difficile. E ciò gli fa onore. C’è per tutti il sabato del villaggio, poi magari il lunedì scopri che non era tutto come avevi immaginato ma sempre il tempo è signore:  “Altro dirti non vo’, ma la tua festa ch’anco tardi a venir non ti sia grave…