granfondo_roma_2Per l’associazione italiana leucemie, per Amatrice, per i romani, per i ciclisti che amano pedalare senza assilli. Ma anche per i bambini che avranno per un giorno strade tutte per loro, per chi pensava che in una grande città (in una capitale) una granfondo ciclistica fosse una chimera, per chi crede che pedalare sia uno sport solo  per “fissati” e “depilati” e per chi non ha ancora capito che le bici fanno parte delle mobilità urbana e non servono solo per fare sport. E soprattutto per chi non crede ancora che una granfondo ciclistica può trasformarsi in un’idea rivoluzionaria,  in una nuova strada per il ciclismo amatoriale tracciata con scelte coraggiose che hanno rivisto e corretto uno spirito  vecchio e sorpassato,  replica spesso malinconica di sfide all’ultimo sprint tra comparse che si atteggiano a campioni. Un nuovo “format”, come si dice adesso,  capace di rivisitare e ripensare l’essenza di un evento sportivo  dai rapporti con le amministrazioni e quello con gli iscritti, dall’idea del partecipare al valore del benessere a quello della prestazione, dalle classifiche ai premi, dal concetto che una gara non è una sfida a tutti i costi ma una festa di sport capace di coinvolgere una città e chi la vive tutti i giorni.  Sesta edizione della Granfondo Campagnolo di Roma ma c’è già un bel pezzo di storia scritta. Così i conti tornano. Da venerdì sarà aperto, presso lo Stadio Nando Martellini alle terme di Caracalla, il Mediolanum Village dove sono attesi circa 40 mila visitatori e domenica saranno seimila i concorrenti che scatteranno dai Fori Imperiali.  Sold out, tutto esaurito. Tre percorsi come sempre: uno di 120 chilometri impegnativo con duemila metri di dislivello che dal Colosseo arriverà ai Castelli Romani, attraversando le principali piazze e i principali comuni a sud della Capitale tra cui Albano, Rocca di Papa, Montecompatri, Frascati, Ciampino.  Un altro da 60 ( “In bici ai Castelli”) aperto anche alle biciclette con pedala assistita e l'”Imperiale” pedalata vintage sulla magica Appia antica per ricordare il tempo che fu.  «Roma è orgogliosa di ospitare la Granfondo Campagnolo – spiega l’assessore allo Sport e grandi eventi di Roma, Daniele Frongia – e quella di quest’anno è un’edizione ancora più ricca e solidale». Una delle novità sarà «il focus specifico sul pianeta donna: per la prima volta avremo una maglia per gli uomini e una per le donne» annuncia Gianluca Santilli, presidente della Granfondo Campagnolo Roma.  E anche questa è una strada nuova.  La stessa di quando tutto è cominciato: “Il ciclismo amatoriale negli ultimi anni ha preso una china agonistica esagerata e deviata che nulla ha a che vedere con la maggior parte dei ciclisti che poi alla fine frequentano le granfondo- spiegava qualche anno fa Santilli- C’è chi viene per vincere, per andar forte, per fare la gara ma non sono più la maggioranza. C’è un mondo che pedala per la gioia di farlo, per star bene e divertirsi, per far fatica ma senza l’assillo del cronometro. Ci sono più o meno centomila amatori iscritti alla federazione a fronte di due milioni di ciclisti che pedalano per fatti propri e sono un bacino immenso che deve essere intercettato e di cui molte granfondo agonistiche non si accorgono neppure…”.  Non tutte per fortuna.