omar-di-felice-ultra-cycling-manCinquanta chiodi su una gomma e un ciclista di ghiaccio. Cinquanta chiodi che la dicono lunga su cosa si possa fare con una bici da corsa. Correre innanzitutto. Ma anche avventurarsi  a Capo Nord o in Islanda dove il ciclismo è tutto un altro racconto. Dove non è il Tour. Non è il sole di luglio che ti fa aprire le magliette, che ti fa rovesciare le borracce sul casco, che ti lascia i segni dell’abbronzatura a mezze braccia, a mezze gambe, sul naso dove si fermano gli occhiali. Cinquanta chiodi su una gomma per provare a fare ciò che pochi hanno il coraggio di fare e che Omar di Felice,  37anni romano, grafico, designer, ciclista professionista per qualche stagione ed ora ultracycler  fa per rispondere ai suoi perchè. Un uomo solo al comando. Un uomo solo su una bicicletta nella gelida Islanda. Un po’ per sfida, molto per passione, moltissimo perchè così probabilmente gli dicono la testa e  il cuore. E  negli ultimi anni ha stupito con imprese e record incredibili per distanze, luoghi e altimetrie. Con la sua ultima avventura, “Iceland Unlimited” conclusa il 5 febbraio, ha ancora una volta alzato l’asticella: in Islanda, solo e senza auto di supporto al seguito, ha percorso in 9 giorni il periplo dell’isola lungo i 1.400 km della Ring Road, la suggestiva e pittoresca Route 1. “La più grande incognita era dovuta al fatto di non avere una vettura di supporto- racconta- E in condizioni climatiche così estreme , dove temperature raggiungono anche i -18°C ,  non avere un supporto morale prima ancora che fisico, è fondamentale”. Il momento più difficile è stato  il passaggio a sud quando i fortissimi venti con raffiche fino a 120 km all’ora hanno rischiato di far saltare tutto. ” L’Islanda è straordinaria ed è straordinaria la sua varietà- spiega-  Lungo tutta la Ring Road in pochissimi km si passa da paesaggi lunari a splendidi paesaggi lungo la costa sud con scogliere e colori intensi, fino alla desolazione dei deserti di sabbia lavica, per non parlare di cascate, vulcani e ghiacciai. Il tutto in una terra così ‘piccola’ che concentra in se tutte le meraviglie della natura”.  Ed ora si guarda già alla prossima sfida: “A Marzo pedalerò in Canada- annuncia- attraverso le rigide regioni artiche dello Yukon e dei Territori del Nord Ovest, compiendo i 1500 km che uniscono Whitehorse a Tuktoyaktuk all’estremità settentrionale ma, soprattutto, attraversando per la prima volta la nuovissima Arctic Highway di recente costruzione”. Cinquanta chiodi su una gomma. E con la bici si possono raccontare anche altre storie…