I cardiologi: “Astori? Morte improvvisa impossibile da prevedere”
Quello di Davide Astori sembra un caso di morte improvvisa che purtroppo può verificarsi anche in osservazione di tutte le procedure di controllo. “La medicina dello sport in Italia funziona in maniera eccellente ed è invidiata da molti Paesi. La messa a fuoco del cuore degli atleti è di alto profilo basata sull’elettrocardiogramma, sull’ecocardiogramma, sull’esame obiettivo accurato. Diciamo che in Italia una causa prevedibile di morte improvvisa è estremamente difficile che possa succedere. Però accade, come in questo caso, ci sono delle cause di morte improvvisa che non sono assolutamente prevedibili come l’infarto, una coronaria può essere sostanzialmente normale anche alla coronarografia e dopo qualche minuto si forma un coagulo- spiega all’Adnkronos il professor Filippo Crea, direttore del Dipartimento scienze cardiovascolari del Policlinico Gemelli- Altro motivo di morte può essere una miocardite, una infiammazione del cuore che alle volte purtroppo esordisce con la morte improvvisa. Può essere una malattia genetica che ancora non conosciamo o uno spasmo coronarico, causa assolutamente imprevedibile Quello che è assolutamente prevedibile è che se nell’area dove avviene la morte improvvisa si trova un defibrillatore, la morte improvvisa si sconfigge”. Proprio perchè non è assolutamente possibile escludere un evento simile bisogna attrezzarsi. Non capita spesso per fortuna. Per le statistiche la morte improvvisa di un atleta sotto i 35 anni e di un caso su centomila. Ma quando capita l’emozione e lo sgomento sono fortissimi perchè per gli uomini di sport la morte è proprio l’ultima delle ipotesi. L’elenco è triste. Da Vigor Bovolenta, pallavolista azzurro, che si accascia suol campo di Macerata alla sua 553ma partita in serie A, Piermario Morosini che crolla su un campo di calcio al 31esimo minuto di Pescara-Livorno. E andando più indietro negli anni, Renato Curi, mediano del Perugia o Luciano Vendemini pivot della nazionale azzurra di basket. Stroncati da morti improvvise che annichiliscono chi non s’aspetta che un atleta possa essere a rischio. Con i controlli si abbassa di molto il rischio di morte improvvisa ma non la si può evitare al 100 per cento. In Italia, dove vige un obbligo di legge che impone test sotto sforzo per i professionisti dello sport e anche per gli amatori, i controlli sono molto più estesi rispetto agli altri paesi. Ma ci sono patologie che sfuggono. Negli sportivi under 35 possono capitare patologie nascoste come le cardiomiopatie ipertrofiche o una displasia aritmogena. Questo tipo di patologie si possono sospettare ma è difficile scoprirle. Lo scorso anno grazie a uno studio firmato dagli scienziati dell’Istituto Auxologico italiano di Milano insieme a un gruppo di colleghi sudafricani è stata individuata tra le cause più ferquenti la Displasia aritmogena del ventricolo destro che può essere causata dalla mutazione di un gene, il CDH2, responsabile della produzione della Caderina 2, una proteina fondamentale per la normale adesione tra le cellule cardiache. La produzione alterata di questa proteina provoca aritmie maligne e l’arresto del cuore. Lo studio è frutto di una collaborazione internazionale iniziata 15 anni fa, tra l’équipe di Peter Schwartz e Lia Crotti dell’Auxologico di Milano e dell’università di Pavia, e quella diretta da Bongani Mayosi dell’università di Cape Town e del Groote Schuur Hospital. Lo stesso dove 50 anni fa Christian Barnard eseguì il primo trapianto di cuore. Gli scienziati sono partiti dal caso di una famiglia sudafricana segnata da più casi di morte improvvisa giovanile per arrivare a individuare, tra oltre 13mila varianti genetiche rare, il gene responsabile. «Tra gli atleti è aumentata la probabilità di avere manifestazioni cliniche – spiegava il professor Peter Schwartz presentando la ricerca- Ci possono essere talvolta sintomi che annunciano questa patologia come le aritmie, le palpitazioni, gli svenimenti in campo. Ora con la scoperta di questo gene siamo in grado di individuare la mutazione anche tra individui della famiglia che non hanno ancora sintomi». La ARVC è una patologia genetica che predispone all’arresto cardiaco e rappresenta una delle principali cause di morte improvvisa tra ragazzi sportivi e atleti. Ogni anno in Italia muoiono improvvisamente circa 50 mila persone, e le forme ereditarie di cardiomiopatia hanno un ruolo preminente all’origine di questi decessi nei giovani under 35. In Italia la prevenzione si fa più che altrove con la visita medico sportiva obbligatoria per gli agonisti e l’eletrocardiogramma basale sotto sforzo e infatti nel nostro Paese la mortalità dei giovani sportivi è un quinto rispetto ad esempio che negli Stati Uniti. La morte improvvisa negli atleti viene favorita dal fatto che quando sono in competizione allo stress cardiaco aggiungono quello emotivo. Ma in presenza di una malattia ereditaria come ARVC la morte improvvisa può manifestarsi prima che siano evidenziabili alterazioni all’elettrocradiogramma e all’ecocardiogramma.