Il Giro “globale”? Qualcosa ci mancherà…
Va dove ti porta lo sponsor…Forse è sempre stato così. Ma forse adesso è un po’ di più perchè le leggi sono quelle del mercato come si usa dire. Dopo la partenza del Giro da Israele si sente tanto parlare di un ciclismo globale che non si capisce bene cosa sia se non la necessità di andare a prendere i soldi dove ci sono, che era poi quello che facevano tanti anni fa gli organizzatori delle garette di strapaese quando molestavano i “cumenda” della zona a caccia dei “danè”. E se servono tanti denari per organizzare il Trofeo tal dei tali figurarsi cosa succede per Giro o Tour. E allora ci si abitua a tutto . Anche a un Giro che nei prossimi anni partirà dagli Stati Uniti e a un Tour de France che ha rischiato, come aveva annunciato il Thai Tourism Authority un paio di anni fa, di far tappa in Thailandia. Ma forse era troppo anche per i francesi. E se la legge è quella dello sponsor è una legge che non fa sconti. Alla storia, all’epica della corsa, al suo passato e ai suoi eroi. Tutto ha un prezzo. Una partenza, un arrivo, una tappa, un traguardo volante un gran premio della montagna anzichè un altro. E un pizzico di nostalgia viene guardando le prime tappe in Sicilia, la gente, i paesini addobbati a festa, il meridione che aspetta la corsa per riasfaltare le strade. Guardando il gruppo che sfila tra le terre del Sud che aspettano con passione quella corsa che alla fine degli Anni ’40 provò a rimettere insieme i cocci di un’Italia che aveva tanta voglia di ripartire ma faticava a stare insieme. Di un Paese in cui le isole erano isole in tutti i sensi e dove le campagne erano ancora tenute in scacco dai predoni. Il Giro con il suo lento passare fu il mastice meraviglioso di una riscossa che diventò tradizione anno dopo anno. E così, ancora oggi, ci sono borghi e paesi in cui succede poco più di nulla e per cui la corsa che deve arrivare diventa l’unico evento che merita un’attesa. La gioia di accoglierlo è la stessa di allora, quella dal sapore antico che solo il Sud è capace di offrire ai forestieri. “Tutto è pronto” scriveva Dino Buzzati straordinario inviato al Giro che partiva da Palermo nel maggio del 1949. “Tra poche ore, sveglia. È venuto il tempo di partire. Dopo le feste, i suoni, i canti, le bandiere, i commoventi evviva di questi due giorni, Palermo dorme, ma con un occhio solo. Pronte sono le biciclette lustrate come nobili cavalli alla vigilia del torneo. Il cartellino rosa dal numero è fissato al telaio coi sigilli. Il lubrificante le ha abbeverate al punto giusto. I sottili pneumatici lisci e tesi come giovani serpenti. Sì, Palermo vi ha abbracciati come figli con due siepi di umanità in delirio…C’è ancora la folla ai lati, urlante. Il sole. Le case basse. Dalle tende intrise dell´ultimo sonno, facce di giovani donne spettinate che guardavano senza capire…”. Poi uno sente parlare di Giro globale e gli scorre un brivido nella schiena. Perchè c’è come la sensazione che qualcosa ci mancherà…