Il Giro in Molise, paradiso dei ciclisti
Cartoline dal Giro, c’era una volta anche una rubrica. Cartoline che portano i saluti di Simon Yates che colora di rosa il Gran Sasso, che conferma il brillante momento di forma, che precede tutti alla fine di una salita che non finisce mai e che porta a Campo Imperatore. Dietro di lui, sempre più solo al comando, il francese Thibaut Pinot e il compagno di squadra Esteban Chaves. Tappa numero nove, 225 chilometri partendo Pesco Sannita, che attraversa Campania, Molise e Abruzzo terre di un’Italia tutta da scoprire che qui nel bel mezzo degli Appennini è spesso terra vergine. La corsa finisce ai 2130 metri di campo Imperatore, lassù in quell’albergo per ordine del re Vittorio Emanuele nell’ agosto del 1943 venne imprigionato Benito Mussolini. Oggi da lì partono tutte le escursioni per il Gran Sasso. Un posto magico allora come adesso. Ma il Giro passa. Passa anche dove non si passa spesso. In Molise ad esempio di cui molto non si sa. “Fuori dalle rotte” si dice in questi casi e non so se aggiungere per fortuna o per sfortuna perchè poi il turismo porta benessere ma toglie pace e tranquillità. Ma un prezzo da pagare c’è sempre. Certo è che, da Rionero Sannitico a Isernia, da Boiano a Campitello, dalle Mainarde al Matese questa è terra di grandi montagne, grandi freddi e grandi silenzi. E’ terra di storia con il teatro romanico Pietrabbondante, con gli scavi archeologici di Sepino, con quelli sannitici di Castel San Vincenzo. E’ terra di laghi e castelli in molti suoi angoli dimenticata. E terra che non sa essere ruffiana, che applaude e sorride a chi pedala. Non c’è traffico, non c’è rumore, non c’è pericolo. E soprattutto su molte strade per chilometri e chilometri non si incontra anima viva. Uno spazio quasi incantato tutto per te. E allora mi viene in mente la teoria dei topini raccontata nei test di psicologia. Se in una scatola c’è un topino solo non ci sono problemi. Se ce ne sono due si adeguano. Se diventano tre prima litigano poi in qualche modo si dividono gli spazi. Se sono quattro, cinque, sei, troppi qualcuno viene ucciso…Ed è per questo che l’aggressività è una delle caratteristiche di chi abita le grandi città. Correndo e pedalando da queste parti la “scatola” è tutta per te. Ed è bellissima. E mentre la bici va è come se la tua dinamo biologica ricaricasse anche la tua mente.