La maratona dles Dolomites non è (solo) una gara ciclistica
“Perché i nostri amati passi, le nostre amate Dolomiti, nostre di tutti quanti, di chi qui abita e di chi qui viene per godere della bellezza di queste montagne, hanno bisogno di maggiore equilibrio. Un equilibrio fra esseri umani e natura sempre più indispensabile e necessario per la sopravvivenza stessa del nostro pianeta…”. La Maratona dles Dolomites che si correrà domenica primo luglio non è un corsa ciclistica. O meglio, è la madre di tutte le granfondo, forse la più spettacolare, forse la più epica, forse la più agognata. Ma in trentadue anni è diventata anche molte altre cose. E’ diventata il biglietto da visita di una montagna che, soprattutto sulle Dolomiti, cerca di conservare un suo equilibrio che numeri, motori, rifugi sempre più patinati e hotel da mille e una notte mettono in discussione. La maratona dles Dolomites è festa, monito, pungolo e anche un po’ baluardo. C’è uno stile nella vita e c’è uno stile nello sport. Quest’anno il tema è l’equilibrio, ecuiliber in ladino come dice di Michil Costa ecologista, albergatore della Val Badia, organizzatore, padre di questo evento che ormai va oltre la gara, la sfida, il business, l’agonismo e l’impresa. Trentadue edizioni per una storia che è diventata il simbolo di un pedalare “etico” dove non vince solo chi arriva davanti. Che non premia chi non sta alle regole, chi bara, chi non si mette le carte in tasca, che è un po’ filosofia e un po’ passerella. Novemila ciclisti al via, sorteggiati tra le 32.400 richieste, che sfideranno i 7 passi dolomitici: Pordoi, Sella, Campolongo, Falzarego, Gardena, Valparola, Giau tutti rigorosamente chiusi al traffico. Già il traffico. Qui si sente più che altrove. Qui è più problema che altrove perchè ti guardi intorno e capisci che c’è poco da “rombare”, che c’è poco da sgommare, piegare, sgasare. E allora l’ impegno è quello di arrivare a chiudere i passi per riportarli a essere quell’angolo di paradiso degni delle Dolomiti Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Si chiudono con la maratona, si vorrebbe chiuderli anche anche quando non c’è la gara. Magari a ore. “Ognuno di noi deve di agire a difesa dei diritti non solo dell’uomo- raccontava qualche tempo fa Michil Costa in una intervista- ma anche a difesa dei diritti della natura. La natura dovrebbe poter avere voce in capitolo, dovrebbe avere dei diritti, potersi difendere legalmente davanti a sfruttamento, scempio e modi irrispettosi. Non è fantascienza, è già successo…”. Eccolo lì il vero traguardo…