L’Eroica e l’elogio della lentezza
L’Eroica con la “elle e l’apostrofo” come dice sempre Giancarlo Brocci. L’Eroica rito che tra un paio di settimane si rinnova a Gaiole in Chianti. L’Eroica sempre così da 22 anni che per gioco e scommessa partirono in 92. L’Eroica che oggi è un fiume infinito di persone e di passione. L’eroica che ha conquistato Siena, poi la Toscana, poi tutta l’Italia e infine il mondo intero: California, SudAfrica, Gran Bretagna, Giappone, Spagna, Olanda , Germania , Dolomiti e poi chissà dove altro ancora. L’Eroica che sono bici, scarpe, maglie, cappellini, barbe e baffi antichi. L’Eroica che sono persone, amici, che si conoscono, che si ritrovano, che si ricordano. Che mancano. L’Eroica che è un popolo di passione, giovani e meno giovani, uomini e donne di ogni latitudine. L’Eroica che è fatica. Vera, come un tempo, senza esibizionismo, senza recite. L’Eroica che sono strade bianche, sudore, qualche bicchiere di Chianti e anche un piatto di ribollita. L’Eroica che è senza tempo, nel senso che si arriva quando si arriva e va bene, anzi benissimo. Sempre. L’eroica che non si taglia, anzi si fa la coda per un timbro. L’Eroica che ci si ferma, si riparte e ci si ferma ancora. Senza fretta. L’Eroica che mi fa tornare in mente l’elogio della lentezza nella logica di una vita che impone invece di andare veloci. Sempre più veloci. Per vincere, per conquistare una medaglia, per guadagnare, per dare un senso i propri allenamenti, per chi ha creduto in te e anche per se stessi. C’è una velocità oggettiva fatta di tempi e di numeri. E poi c’è una velocità soggettiva, a misura, a sensazione che è quella dell’Eroica. Ognuno ha la sua di velocità e anche chi va piano a suo modo va veloce. Basta intendersi. Arriva il giorno in cui la velocità diventa un’ipotesi, un valore indefinito, una variabile trascurabile, un dettaglio. Che differenza c’è tra correre e una maratona o finirla? Tra arrivare al traguardo di un ironman sotto le 12 ore o trascinarsi al traguardo fino a notte fonda? C’è una differenza enorme, sono due sport diversi. E’ ovvio. Ma è proprio qui che ci viene in aiuto la lentezza. La lentezza va in linea retta. E all’Eroica va in linea più retta che mai. Si va piano perchè non c’è fretta, perchè si vuole godere più a lungo, per gustarsi lo spettacolo e il tempo di cui si torna protagonisti e padroni. Conviene sempre riappropriarsi del tempo che si consuma e ci consuma, spezzettarlo, sbocconcellarlo, masticarlo a lungo. L’Eroica è la quintessenza del vivere lieve. Come scrisse un paio di anni fa il mio collega Daniele Abbiati sulle pagine del Giornale in un articolo sulla giornata mondiale della lentezza: “Occorre essere rapidi per essere lenti, cioè per permettersi di essere lenti. Chi fa le cose rapidamente, non è così di natura: nessuno nasce veloce, anche perché per nascere occorrono nove mesi, se non sbaglio. Chi fa le cose rapidamente è semplicemente un lento fallito. E sia detto con tutto il rispetto, per carità…”. All’Eroica si va lenti. E ognuno sa cosa significa…