Addio a Leo Cenci, ma il suo esempio resta
“Il nostro Leo è volato in cielo, tra gli angeli. La sua missione sulla terra è terminata- ha scritto su Facebook Avanti tutta, la onlus che aveva fondato- Di questi sei anni che gli sono stati ‘regalati’ dalla malattia non ha sprecato neanche un giorno. Con i sogni ai piedi e l’invincibilità nel suo cuore è riuscito a realizzare tanti dei suoi desideri ed il resto saranno portati a compimento perché il patrimonio umano e materiale che lui ha creato non andrà disperso..”. E’ morto all’ospedale di Perugia Leonardo Cenci, malato di tumore era impegnato da anni nel mondo del volontariato con la sua onlus che ha dato la notizia sul suo profilo social. Lo conoscevano tutti “Leo” e lo scorso anno era anche stato insignito dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella come “esempio civile” per il suo impegno nello sport”. Era diventato un faro per chi si trova nelle sue condizioni con una storia di tenacia che per molti è stata la strada da seguire in tutti questi anni dove ha lottato con la malattia. Storia che non finisce con la sua scomparsa. Che sopravviverà con la sua associazione che continuerà a raccogliere fondi per tutti i malati oncologici. Un esempio immenso, infinito, più efficace di qualsiasi campagna mediatica. La sua corsa è andata oltre ogni tempo, in tutti i sensi. “Si dice che Dio lasci le battaglie più difficili ai suoi soldati migliori- aveva detto pochi mesi fa durante l’ultimo dei tanti ricoveri- E io credo che mi abbia confuso con Rambo…” . Non ha mai mollato. Due anni fa alla vigilia della partenza della maratona me lo ero ritrovato a fianco nella sgambatina a Central Park: « Sarò il primo italiano a correre la maratona di New York con un tumore in atto- mi disse- e voglio battere il record…». E così è stato. Aveva corso e battuto il tempo di 5 ore e 32 minuti del fondatore della NewYork city marathon Fred Lebow che corse con un cancro al cervello e lui era arrivato al traguardo prima. Una vittoria, anche se non la più importante. Una vittoria che è servita più agli altri che a lui, a tutti quelli che come lui non vedevano la luce nel tunnel della malattia e si sono però convinti a non lasciarsi andare. La sua è stata una storia incredibile. Incredibili sono state la sua tenacia e la sua determinazione nel tenere testa a un tumore ai polmoni che gli aveva lasciato sei mesi di vita. E invece no. “Contro il cancro voglio vincere io..” ripeteva sempre. E nelle sue maratone c’è stato il miracolo possibile. La speranza che resta, anche ora che se n’è andato…