La Sanremo fa storia a sè
C‘era una volta la Milano-Sanremo. E c’è ancora. Così da sempre, così da 110 anni. Era un’altra vita quando tutto cominciò. Un altro ciclismo quello che si metteva in sella all’inizio del secolo. Quello che partiva per la Riviera nel 1907 davanti all’osteria della Conca Fallata lungo il Naviglio Pavese. Al primo via, si presentarono trentatré dei sessantadue corridori iscritti.
Eroi davvero. Pioveva e faceva freddo come spesso capita a marzo. Dubbi non ce ne furono e vinse il francese Lucien Petit-Breton, sotto contratto con la Bianchi, che completò i 281 chilometri del percorso a 26,206 chilometri all’ora di media. Immagini sbiadite che però, sempre più spesso, rivivono nella riscoperta del ciclismo di una volta che sta tornando prepotentemente di moda con la passione del vintage. Da Milano a Sanremo storia di grandi imprese, di vittorie e di sconfitte, di primi e di ultimi perchè pochi sport come il ciclismo e le sue classiche sanno anche celebrare chi arranca in retrovia. Ma anche storia di una città che questa corsa l’ha vissuta e la vive sulla sua pelle, nelle sue strade, nelle piazze, nei suoi luoghi più simbolici.
Dalla prima partenza della Conca Fallata a Porta Genova dove fu dato il via nel 1910 o alla Darsena dove la corsa partì quattro anni dopo. Un girovagare lento che dalle punzonature di via Galilei, sede un tempo dell’organizzatrice Gazzetta dello sport, si sposta quasi definitivamente negli Anni 50 tra l’Arena, l’Arco della Pace e piazza Castello con le poche eccezioni di piazza Reale tra il 1985 e il ’90 e piazza Sant’Ambrogio agli inizi del Duemila. Bagni di folla e passione: si parte adagio, si sfila in una passerella che raccoglie gli applausi fino alla Chiesa Rossa dove si comincia a fare sul serio. La corsa comincia lì, un rito anche quello, interrotto una volta sola nel 1965 quando si scattò dalla Certosa di Pavia.
E domani la Grande corsa riparte, il rito si rinnova, si torna pedalare nella classica che una volta apriva una stagione che adesso invece gioca d’anticipo in altri emisferi, in altri Paesi dove il ciclismo non esiste ma il business sì. Ma i grancorsini continuano a scrivere una storia a parte fatta di fatica oggi come allora quando si pedalava su bici, pesanti, senza cambi, con un solo rapporto da pianura e un solo rapporto da salita dall’altra parte del mozzo della ruota.
Una strada infinita, sempre più o meno la stessa. Milano, la Darsena, Binasco, la Certosa, Pavia, Ovada, il passo del Turchino, Voltri e finalmente il mare. E ancora Varazze, Spotorno, Finale, Pietra, Alassio, Capo Mele e Capo Berta fino alla Cipressa che «screma» e al Poggio che «decide». Non sempre però, perchè i conti si fanno in via Roma. Oggi Nibali, Sagan e Valverde nella scia di Coppi, Bartali, Girardengo, della maglia di Eddie Merckx conservata tra cimeli che si ritrovano nella mostre che seguono da sempre la Sanremo e che ne custodiscono il mito.
Bici ed eroi con la musica e le voci del Quartetto Cetra. Che sembra ancora di sentirli: «Passa la prima Milano-Sanremo e nel polverone ben presto scompar. Dio solo sa quando noi giungeremo, anche il Turchino dovremo scalar. Passa la prima Milano-Sanremo: Petit Breton, Pellissier, Garrigou! Ogni bicicletta chili 33 e una medaglietta solo ai primi treSi partì lunedì e arrivammo di mercoledì. Come premio trovammo a Sanremo un bacio, un sorriso e un fior! Fiori di Sanremo per il vincitor». Perchè «Sanremo è sempre Sanremo» anche se in bici è tutta un’altra musica…