Maratona sotto le due ore, Kipchoge ci riprova
Sotto le due ore. Sotto le due ore per l’ultima delle rivoluzioni possibili nell’atletica. Sotto le due ore in maratona perchè ormai è una questione di secondi che però sono anni, secoli di storia. Sotto le due ore perchè ci ha già provato Eliud Kipchoge, l’ha sfiorato quel sogno per venticinque secondi correndo all’alba, sulla pista di Monza, nelle condizioni perfette che però perfette in maratona non sono mai. E questo non è un dettaglio. Sotto le due perchè così vuole il marketing che si traveste da scienza, così vogliono gli sponsor e così vuole anche qualche tifoso amante delle imprese che restano nella storia. Non tutti però, inguaribili romantici. Sotto le due ore si può fare e allora il 34enne keniano più veloce del mondo, capace di fermare il tempo in 2 ore, un minuti e 39 secondi l’anno scorso a Berlino in una maratona vera, gomito a gomito, con curve, rilanci, lepri e avversari ha deciso di riprovarci. E chissà poi se lo ha deciso lui…Ma sotto le due ore ci vuole andare: “Due anni fa a Monza per soli 26″ non sono riuscito ad abbattere l’ultimo traguardo dell’atletica. Questo autunno voglio rompere questa barriera”, ha scritto su Twitter l’ olimpionico a Rio 2016. Sotto le due ore quindi. Al di là della fisica, della logica, della storia, del mito di una sfida che è sempre stata anche qualcos’altro. Sotto le due ore perchè c’è lo sport e c’è il business che ormai viaggiano insieme, inutile illudersi. Sotto le due ore per una sfida pensata, costruita e corsa come in laboratorio che il suo fascino ce l’ha, che affascina, che però non è la stessa cosa. Sotto le due ore per cancellare il passato, le imprese riservate agli eroi, predestinati del Mito, capaci di conquistarsi la benevolenza degli Dei con straordinaria e solitaria fatica. Sotto le due ore a Londra, a settembre sulla pista di Oxford con un progetto finanziato da Jim Ratcliffe, il miliardario inglese che ha da pochi giorni messo la maglia Ineos sulle spalle di Froome e compagni. Sotto le due ore per entrare nella storia. Ma forse è un’altra storia…