Un Giro da fighetti? Però con le “palle”
Ormai, rispetto a tanti anni fa, il ciclismo uno sport da fighetti…Dicono cosi, ma sono balle. Anzi “palle”. Che quando si pedala servono sempre, servono al Giro per finire una tappa come quella di oggi dove a Terracina sembravano tutti piroscafi. Dove ti si bagna anche l’anima. Dove quando metti piede a terra continui a tremare, non ti escono più neppure le parole. Dove basta un niente per finire sull’asfalto, per volare, per rischiare l’osso del collo. Dove paura e adrenalina diventano una cosa sola. Certo, rispetto a tanti anni fa, i ciclisti sono un altro mondo. Più belli, più glamour, più attenti al look, più social, più tutto…E cambiato tutto ed è cambiato anche il ciclismo che è diventato più stiloso e più “figo”. Giusto così. Però poi, quando il meteo si mette al peggio, torna tutto come prima , come sempre. E un attimo riportare indietro le lancette. Ci vuole il coraggio dei vecchi tempi a stare in bici quattro o cinque ore in una giornata come quella di oggi. Ci vuole la tenacia di allora senza scomodare l’epica e gli eroi. Per il ciclismo pioggia e neve sono un dettaglio che per altri sport diventano il comma di un regolamento, diventano partite sospese, diventano safety car in pista, diventano game over…In bici no. Quasi mai. In bici, neve, freddo e pioggia fanno parte del gioco anche se oggi chi pedala ha il gel sui capelli, l’ orecchino o qualche tatuaggio… Fighetti? Sì, può darsi, però con le “palle”…