Sicilia in bici, peperoncini rossi nel sole cocente…
Anto fa caldo…recitava tanti anni fa uno spot. Anche in bici fa caldo, sembra di avere il phone acceso davanti che spara aria calda alla massima velocità. Sudi, coli e ti asciughi quando la strada scende ma è un attimo ricominciare a grondare quando si risale. Discese ardite e risalite in una Sicilia che tra Trapani e Agrigento, tra Trapani e Mazara , tra Sciacca e Porto Palo è quasi terra africana per temperature, colori e paesaggi. Tutto un su è giù dove si sono fatti le gambe campioni come Salvatore Puccio che ora pedala con la Ineos alla corte di sir Jiom Ratcliffe, dove basta allontanarsi qualche chilometro dalla costa per scoprire un entroterra che tra viti e ulivi dirada verso un mare che non ti abbandona mai e resta sempre al tuo fianco. Fa caldo e allora si esce all’alba. Fa caldo e allora il ghiaccio nelle borracce dura il tempo di una salita. Fa caldo e allora la soddisfazione doppia inseguendo i percorsi che pochi mesi fa Nibali e compagni hanno tracciato con una tappa del Giro. Cinquanta, sessanta anche cento e più chilometri per scoprire una terra che conserva le tradizioni, che ha una eleganza antica, che in tempi di connessioni sempre più veloci non ha perso il gusto di chiacchierare e di raccontarsela. Per apprezzare una terra di grandi cibi e di grandi vini, di grandi scrittori, di storia e di templi che ti ricordano cosa è stato e cosa siamo stati capaci di fare senza bisogno di calcoli costi e e benefici. E allora si può pedalare per allenare gambe e cuore inseguendo i 18 anni di un figlio che vola via alla prima salita e diventa nel giro di pochi minuti un puntina che sparisce verso il mare. Si può pedalare per seguire la strada che porta verso l’entroterra, verso un niente “cotto” dal sole ma pieno di profumi e di storia. Che poi è un attimo ritagliarsi la propria avventura a Durango tra peperoncini rossi nel sole cocente…