L’Icon di Molinari: “Sfida pazzesca…”
L’ironman è una delle sfide più dure in circolazione. Ma vedere un campione come Giulio Molinari che arriva al traguardo camminando rende perfettamente l’idea di che gara sia l’Icon Livigno Extreme. Sale a Carosello 3000 facendosi forza con le mani sulle cosce dopo un fatica di 12 ore e 36 minuti, dopo aver nuotato nel buio di un’alba gelida nelle acque del Lago del Gallo, dopo aver scalato in bici il passo della Forcola, il Bernina, il Fuorn, lo Stelvio e il Foscagno e dopo aver corso una maratona tra ciclabili e sterrati fino ai tremila metri del rifugio dove il mondo arriva solo con la cabinovia di San Rocco. E quell’immagine è la sintesi perfetta tra sport e fatica, tra tenacia e sofferenza, tra limite e capacita di alzare sempre un po’ l’asticella sopratttto quando le cose si complicano, quando ci si mettono di mezzo gli infortuni, quando bisogna fermarsi e ricominciare. Molinari a Livigno vince e non c’è storia, alle sue spalle si piazzano Simone Lunghi con un distacco di una decina di km complessivi a oltre un’ora e terzo è l’estone Pallo Rait, capace di un ottimo recupero nella frazione podistica ma comunque piazzatissimo. Ovviamente applausi ( tantissimi) anche per loro, anche per gli altri 217 iscritti, perchè queste sono sfide dove tempi e posizioni contano fino a un certo punto. Conta avere il coraggio anche solo di pensarci, conta esserci, conta provarci e alla fine conta arrivare. Per Molinari, che con questa vittoria si qualifica per la finale 2020 del Norseman, la madre di tutte le sfide estreme, probabilmente contava mettersi alla prova dopo un infortunio nel Challenge di Riccione che lo ha fermato ai box e lo ha costretto a ripartire da capo. Ora si ricomincia. “Ora ci sarà un altro blocco di allenamenti qui in altura a Livigno- spiega in un’intervista a Triathlete– poi tornerò in pianura e se le cose vanno come devono andare mi piacerebbe provare a correre a Cervia. A novembre poi cercherò in un altro Ironman la qualidica per Kona 2020″. L’Icon Extreme resta un’esperienza “pazzesca” da mettere in bacheca: “Pensavano tutti che qui avrei vinto- racconta- ma tra il pensare e il fare qui c’è di mezzo il pedalare…”. Che con 1800 metri di dislivello e lo Stelvio di mezzo non è proprio un dettaglio…