New York, la maratona e il sogno di Gianni Sasso
C’è sempre una maratona da conquistare ma spesso la sfida è un’altra. Per un maratoneta correre a New York è il coronamento di un sogno che a volte ti fa nascere e rinascere. Vale per i grandi campioni, vale per tutti. Vale per Gianni Sasso, 50 anni ischitano, atleta paralimpico azzurro a Rio nel 2016 e detentore, tra i suoi tanti record, anche di quello sulla maratona con le stampelle. Domenica mattina all’alba sarà sul ponte di Verrazzano a giocarsi di nuovo la maratona più maratona del mondo. Sarà uno dei 50mila che dopo avere ascoltato l’inno americano partiranno tra due ali di folla impazzita sulle note del Boss che da queste parti è musica sacra: «Corro per la seconda volta a New York – racconta Sasso -. Nel 2008 ho tagliato il traguardo in 5 ore e 5 minuti conquistando il record del mondo senza saperlo. Quest’anno parteciperò per accompagnare alcuni atleti dell’organizzazione di Roberto Cerè che seguo come coach e per preparare l’attacco al record mondiale di 4 ore e 28 minuti che ho ottenuto sette anni fa ad Amsterdam e che proverò a battere il 24 novembre correndo la maratona di Firenze».
Difficile pensare cosa significhi. Difficile pensare cosa voglia dire correre i 42 chilometri e 195 metri di una maratona per chi non lo ha mai fatto; addirittura impossibile rendersi conto di quale difficoltà sia farlo su un paio di stampelle. Conta tutto. Contano la testa, il pensiero, la voglia di vivere, di dimostrare soprattutto a se stessi che non c’è nulla di impossibile, che la sorte si può battere, che i limiti per uno che a sedici anni ha perso una gamba in un incidente stradale sono quelli che fissano gli altri. Tu sei li per far vedere a tutti che c’è sempre una strada da percorrere e che ne vale la pena. Gianni Sasso non conosce mezze misure. Lo chiamano l’uomo dei record perché nella sua nuova vita da amputato ha deciso che con lo sport doveva esagerare. Campione italiano di paraciclismo a cronometro, campione italiano e bronzo europeo di paratriathlon, alpinista, maratoneta, calciatore capocannoniere del campionato italiano di calcio amputati che quest’anno si appresta a rivincere con la maglia del Vicenza, ambasciatore dell’Isola d’Ischia nel mondo. E chissà cos’altro verrà: «La maratona è la via maestra per imparare ad arrivare in fondo alle cose, a non arrendersi, a non mollare a non piangersi addosso – spiega -. È uno sprone ad andare avanti sempre e comunque. Per me undici anni fa New York è stata una sfida fondamentale e domenica sarà una grande emozione tornare…».
Torna per sé e torna per gli altri. Per guidare alcuni atleti che fino a qualche mese fa nella vita facevano tutt’altro ed ora si ritrovano a correre una delle sfide sportive più esaltanti e complicate. Si può fare, bisogna solo crederci. E Gianni Sasso è l’esempio perfetto di come si può arrivare fin qui. New York è New York, emozione infinita che ti fa venire il groppo in gola e ti resta sottopelle. Per sempre. Una sfida dove sei protagonista della scena, anche se mischiato a quei popolo infinito che arriva da mezzo pianeta. Tanti, come Sasso, sono italiani: 2850 per la precisione. Tutti al via domenica mattina con il tricolore nel cuore e magari addosso e poi molti invitati al ricevimento organizzato dal console italiano Francesco Genuardi che il 2 giugno per la Festa della Repubblica, ha portato con la Italy Run tremila podisti a correre con il tricolre a Central Park. Ci sarà anche Gianni Sasso a brindare. Perché New York è così: ti regala un sogno.