Il virus e lo sport di endurance: un danno da 535 milioni
Che poi ci si abitua a tutto. Anche a non gareggiare, a spostare gli appuntamenti, ad un’estate senza gare, senza Giro, senza Olimpiade, a una maratona che slitta o al triathlon a cui ci si era iscritti che, se tutto va bene, si correrà l’anno prossimo. All’inizio sembra tutto un’enormità poi ci si fa l’abitudine. Poi però a risvegliarti e a farti capire qual è la dimensione reale e l’onda lunga di un virus che sta fermando il mondo arrivano i numeri. E sono come una “schioppettata” che spiega qual è l’impatto del Covid sulle gare e sugli eventi del mondo delle competizioni di endurance. A fare i conti è una ricerca presentata da Nielsen Sports, multinazionale leader nella misurazione e analisi dei dati, per ENDU, la più grande community italiana dedicata agli sport di endurance con oltre 600.000 utenti e 8.649 eventi. L’analisi fotografa l’effetto dal punto di vista dei praticanti degli sport, degli organizzatori e degli sponsor delle competizioni, limitatamente al periodo febbraio – giugno 2020 (2.080 eventi in calendario pari al 52% annuo). Un danno economico fino a 535 milioni di euro, circa l’11% del valore dell’indotto endurance, legato alla spesa di chi pratica questi sport; 1900 le gare annullate inizialmente previste fino a giugno, con un valore medio di mancato incasso che arriva a 208 milioni di euro per circa 1560 organizzatori di eventi; solo un terzo degli sponsor riuscirà a far fronte alle perdite in modo soddisfacente. È l’impatto del lockdown sulle attività sportive relative a eventi di running, ciclismo, triathlon e altri sport di endurance per il I semestre 2020.