Zanardi, l’inchiesta e la fatalità
Errore umano o guasto meccanico? Modalità logistico-organizzative non appropriate all’evento? Autorizzazioni? E ancora perizie, interrogatori, filmati, simulazioni…Si cerca ostinatamente un colpevole e quindi l’inchiesta continua. Coordinata dal sostituto procuratore di Siena Serena Menicucci l’indagine proverà a chiarire come sia avvenuto l’incidente al chilometro 39 della strada provinciale 146 nel comune di Pienza in cui è rimasto gravemente ferito venerdì Alex Zanardi mentre stava partecipando alla staffetta ‘Obiettivo Tricolore’, ideata e promossa da Obiettivo 3, progetto fondato dallo stesso ex pilota di Formula 1 per dare un segnale di rinascita al Paese duramente colpito dall’epidemia di coronavirus. Per ora l’unico indagato per l’incidente è l’autotrasportatore che si trovava per sua sfortuna alla guida dell’autocarro “ma è un atto dovuto”, ha spiegato fin da subito il procuratore capo di Siena Salvatore Vitiello. Per carità giusto indagare. Giusto ricostruire, capire, cercare responsabilità se ve ne sono ma la tragedia di Alex impone forse un’altra riflessione. Zanardi, se in questo momento potesse dare un segnale, probabilmente non vorrebbe nessuna inchiesta. Così ha costruito e ricostruito la sua vita, tenendosi alla larga da burocrazia, protocolli, autorizzazioni, carte e scartoffie. E’ un uomo che sprigiona energia contagiosa, impossibile ingabbiarla, metterla su carta bollata, contenerla in un protocollo. E’ un uomo che è stato capace di cancellare la disabilità, ha dato una speranza a chi l’aveva persa, ha fatto conoscere al mondo lo sport paralimpico che anche grazie a lui è diventato ciò che è cioè gesto, prestazione, passione e non compassione. Zanardi questa inchiesta non la vorrebbe perchè forse un colpevole in tutta questa storia non c’è. Inutile ostinarsi. Non c’è perchè da uomo innamorato della vita che se la beve tutta fino all’ultimo sorso, che è abituato a viverla di getto e che non fa conti sa che non sempre va tutto come dovrebbe andare. Sa che c’è una linea d’ombra che nasconde delle insidie ma che, se si vuol vivere e non sopravvivere, in un certo senso va sfidata. Sa che ogni tanto si devono fare i conti con la fatalità…