La Sanremo è la Sanremo ma solo se resta com’era
Sanremo è sempre Sanremo è da sempre lo slogan del Festival. E anche la Sanremo sarà sempre la Sanremo, però quella brutta e noiosa che si anima dalla Cipressa in poi. La Sanremo dell’emergenza è stata fantastica ma è un’altra cosa. I sindaci del Savonese che hanno detto no al passaggio della corsa devono solo mangiarsi le mani: poco lungimiranti, poco illuminati, poco tutto… Un problema di viabilità? Può darsi. Anche se forse una via Aurelia intasata d’agosto avrebbe potuto reggere l’impatto di una classica che in un’oretta passa e va. Forse è stato più un problema di riprese televisive, di telecamere sugli elicotteri, di spiagge piene e distanziamenti così e così che non si volevano mettere in vetrina davanti al mondo collegato. Ma ormai è andata. La Sanremo più lunga della storia che ha dato lustro alla valle del Tanaro, alle Langhe e a un Piemonte da leccarsi i baffi è stata onorata da una vittoria strepitosa di Wout van Aert, astro e fenomeno del ciclismo che verrà. Corsa fantastica, epica, piena zeppa di campioni affaticati, sfiniti, sudati e generosi che hanno tenuto tutti col fiato sospeso fino all’ultimo metro. Però, se si vuole conservarne fascino e potenza, la Sanremo dell’emergenza tale deve restare nonostante Paolo Belllino, direttore generale della Rcs, abbia fatto sapere in diretta Rai ai sindaci che si sono messi di traverso che il conto non è chiuso e che non ci metterà una pietra sopra. Ma la Sanremo è solo quella brutta e noiosa fino alla Cipressa, quella che non si sa chi vince, quella che da più di una secolo onora la sua tradizione. Che poi è ciò che fa grandi gli eventi, che li fa diventare tali, che li santifica. Così sono diventati ciò che sono Wimbledon e il Roland Garros con i loro picooli grandi riti, così è il Tour con l’arrivo sui Campi Elisi che, cascasse il mondo, ma è sempre lì, così è l’haka degli All Blacks. Tutto il resto sono cose ( e corse) normali. Belle e entusiasmanti, ma normali…