Difficile capire se ci sia più da gioire oppure rassegnarsi prendendo atto, una volta ancora, di come funziona (male) questo Paese. Il Giro d’Italia numero 103 che partirà dalla Sicilia all’inizio di ottobre toccherà le province di Agrigento, Enna, Palermo, Catania, Messina e Trapani. Nonostante il Covid, nonostante i protocolli di sicurezza, nonostante la data insolita sarà una festa. E perchè festa sia le strade su cui si sfideranno Nibali e compagni dovranno essere perfette perchè la sicurezza viene giustamente prima di tutto. Così, come sempre accade quando arriva la corsa, verranno riasfaltate. Gli interventi di riqualificazione e le opere di risanamento interesseranno l’intero tracciato delle quattro tappe (Monreale-Palermo, Alcamo-Agrigento, Enna-Etna e Catania-Villafranca Tirrena ) dai percorsi urbani a quelli extraurbani. Ai cantieri aperti dal governo Musumeci si sommeranno inoltre le opere Anas sulle strade statali toccate dal Giro. La giunta regionale ha deliberato uno stanziamento da oltre quattro milioni di euro e in pochi giorni saranno avviati i cantieri “per restituire dignità e sicurezza alle nostre strade provinciali- spiega una nota- nonché ad alcuni tratti di strade comunali interessate dalle tappe”. Ora, la riasfaltatura di una strada e la sua manutenzione per garantire un livello di sicurezza accettabile a chi la percorre è sempre una buona notizia ma  dovrebbe essere la norma, dovrebbe far parte dell’ordinaria amministrazione di un Comune, di una Regione, dello Stato per la sua competenza. Invece ci sono chilometri e chilometri di strade  completamente abbandonate, asfalti in condizioni indegne, incroci non segnalati, guard-rail divelti,  indicazioni e segnaletiche inesistenti. Aspettare che passi il Giro d’Italia per metterle a posto  fa davvero un po’ tristezza. Anche perchè, dove non passa purtroppo resta quasi sempre tutto com’è…